Sarà la Procura di Campobasso a stabilire i motivi della rivolta del carcere di via Cavour e ha ricostruire tutte le fasi della dura protesta dei detenuti – circa una ventina – che mercoledì sera si sono barricati nella II sezione dell’istituto penitenziario di via Cavour per circa tre ore. Intanto 8 detenuti – quelli più facinorosi che avrebbero dato fuoco a materassi e lenzuola e frantumanti i vetri delle finestre – sono stati trasferiti in altri istituti penitenziari. Il detenuto che ha innescato la protesta è stato trasferito in un carcere extradistretto, gli altri sette in istituti nel territorio del Provveditorato. Il trasferimento è previsto stato deciso per motivi di sicurezza, in base alla direttiva varata nell’ottobre scorso dal Capo del Dap Francesco Basentini.
A meno di 24 ore dalla clamorosa protesta che ha creato scompiglio non solo in carcere ma anche nel centro di Campobasso, emergono ulteriori particolari sulla rivolta finita anche sulle reti nazionali: «La protesta – riporta l’Agi- è iniziata poco prima delle 19: un recluso, brandendo un bastone nella sezione al secondo piano, ha minacciato di ferirsi poggiandosi una lametta al collo. L’uomo, oltre a danneggiare il posto di servizio dell’agente, il bagno e i finestroni del corridoio è poi sceso al piano terra distruggendo plafoniere, vetri delle finestre, telecamere di sorveglianza e il quadro elettrico. Alcuni agenti e il vicecomandante, subito intervenuti, non sono riusciti a calmare il detenuto, che, non appena il vicecomandante si è allontanato per riferire notizie al direttore, è risalito di corsa al secondo piano e, aiutato da altri 7 reclusi, ha bloccato il blindato d’ingresso alla sezione con un cavo ricavato dalle telecamere danneggiate, appoggiandovi poi dei materassi ai quali ha dato fuoco. Le fiamme sono state subito spente dagli agenti con gli estintori, ma si è sprigionato molto fumo: i ripetuti tentativi da parte del vicecomandante hanno poi convinto i detenuti barricati all’interno ad aprire il blindato e tutti i detenuti della sezione, una ventina, sono stati fatti uscire nel cortile dei passeggi. Quando sono giunti nell’istituto penitenziario, il direttore del carcere e il comandante titolare hanno parlato con i detenuti, tranquillizzandoli, e sono così riusciti a far rientrare la protesta, riportando la situazione alla normalità e i detenuti nelle proprie celle, senza altri incidenti o danneggiamenti. In poco tempo è stata ripristinata la funzionalità del quadro elettrico danneggiato e la tranquillità all’interno del carcere. Sull’accaduto il Dap e del Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria hanno avviato una inchiesta».
Secondo quanto emerso alla base della protesta ci sarebbero delle restrizioni imposte dal direttore del carcere Irma Civitareale sulle telefonate ai familiari e sui permessi premio.
Una tesi confermata anche in diretta su Rai3 durante la trasmissione Chi l’ha visto. La moglie di un detenuto, collegata telefonicamente, ha infatti denunciato misure troppo severe all’interno del carcere. «Mio marito ha chiesto una telefonata in più con sua figlia che non può stare nei luoghi chiusi, ma gli è stata negata».
«Non è stata una rivolta organizzata – ha poi sottolineato il segretario del Spp Aldo Di Giacomo – ad accendere la miccia è stato un unico detenuto che ha dato in escandescenza, appoggiato poi da altri compagni di sezione. Il problema resta anche il sovraffollamento dell’istituto. Pare che in quella sezione alcuni detenuti fossero costretti a dormire sui materassi per mancanza di letti. Insomma una situazione già ‘a rischio’. Se a questo poi si aggiungono le limitazioni adottate dal direttore, limitazioni previste dalla legge sia chiaro, il clima è destinato ad inasprirsi. Il carcere di Campobasso non è mai stato un istituto punitivo, però se dall’oggi al domani si passa da un regime abbastanza ‘mordibo’ ad uno decisamente più severo la situazione può sfuggire di mano».

Un Commento

  1. Gennaro Castellitto scrive:

    Questo carcere vive ormai una situazione insostenibile, nell’indifferenza generale, tipica del capoluogo molisano. La sua ubicazione, inoltre, è del tutto inadatta ad una casa circondariale che ormai ospita delinquenti di un certo “rango”. Basta con queste offese alla città, con questo immobilismo, con questo pressappochismo!

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