Un inizio di settimana rovente. La tregua tra i due sfidanti del ballottaggio è durata solo 24 ore. Dopo gli attacchi della candidata sindaco del centrodestra Maria Domenica D’Alessandro all’indirizzo del Movimento 5 Stelle lanciati sabato dal palco di piazza Prefettura accanto al leader della Lega Matteo Salvini, ieri mattina Roberto Gravina è passato al contrattacco. «Ci accusano di essere inesperti, di scarsa conoscenza della macchina amministrativa, eppure la candidata D’Alessandro si è avventurata in una serie di dichiarazioni che sono solo fumo negli occhi. Penso ad esempio alla proposta della riduzione del 30% delle imposte locali, probabilmente suggerita da qualche consigliere comunale uscente. Ci dicano come pensano di farlo visto che abbiamo un carico debitorio di circa 18 milioni di euro che dobbiamo restituire alla Cassa depositi e prestiti».
Poi passa al tema centrale della conferenza stampa, ovvero la riorganizzazione della Polizia Municipale. Un’occasione per presentare la proposta di legge depositata del gruppo dei 5 Stelle in Consiglio regionale: «Una proposta molto attesa dagli enti locali e dagli operatori della Polizia locali, da quelle persone che quotidianamente fanno fronte alle tante problematiche del territorio», spiega il consigliere regionale Angelo Primiani accompagnato nella sede elettorale di Roberto Gravina dai colleghi Vittorio Nola, Andrea Greco e Valerio Fontana. La proposta, che ha una copertura finanziaria di 450mila euro per i prossimi tre anni, mira a riformare il settore sopperendo alla carenza di organico ( criticità che si riscontra in tutti i comuni del Molise) e dotando il Corpo di mezzi più moderni.
Tra le novità spiccano un fondo per progetti integrati tra i piccoli centri che associano le funzioni della Polizia locale (lotta alla criminalità e maggiore controllo della viabilità), la differenziazione tra Copro e Servizio di polizia municipale, la formazione durante tutto l’arco della carriera per gli agenti curata dalla Regione, la possibilità di utilizzare forme di volontariato in ausilio alla Polizia locale soprattutto nei grandi centri (ad esempio i nonni vigili). Inoltre il comandante del Corpo deve essere un rappresentate delle forze dell’ordine e non un dirigente, come avvenuto negli ultimi anni a Campobasso. «È doveroso che il comandate sia appartenente alle forze dell’ordine – rimarca Gravina – per una questione di efficacia, gerarchia e organizzazione del lavoro».
Altra necessità, soprattutto nel capoluogo, è quella di implementare la pianta organica. «A questo proposito abbiamo chiesto più volte un giusto utilizzo delle risorse dell’articolo 208 del codice della strada, ovvero i proventi delle sanzioni, che in questi anni sono stati utilizzati in modo anomalo (il caso dell’acquisto dell’auto blu, ndr). Con quelle risorse potremmo sopperire alla carenza di personale e anche ad uno svecchiamento degli agenti, visto che abbiamo poche persone per strada e molte negli uffici.
Infine l’utilizzo dei nonni vigili pensiamo sia molto utile per assolvere alcuni della polizia municipale liberando unità che possono così dedicarsi ad altre funzioni».
A margine della conferenza il candidato si sofferma anche sulla composizione della Giunta: «All’inizio alcune deleghe le terrò per me – spiega – ma ho individuato 4 macroaree che immediatamente saranno guidate da un assessore. La giunta avrà almeno una componete tecnica», vale a dire un assessore esterno. Ma sui nomi dei possibili assessori non si sbilancia. Commenta invece positivamente l’appoggio che ha ricevuto nelle ultime ore dagli esponenti del partito democratico cittadino, che hanno dichiarato apertamente di votare 5 Stelle il 9 giugno. «Come è noto non abbiamo voluto fare apparentamenti, gli endorsement sono arrivati e ne sono contento. Non nascondo che una interlocuzione c’è stata, le forze dei centrosinistra stanno spingendo in questa direzione in maniera del tutto autonoma e disinteressata.
Il dialogo con Battista continuerà ad esserci, ma – precisa – non c’è alcuna discussione sulla possibilità di un ruolo in giunta degli esponenti di quella parte politica».
Insomma, nessun accordo ‘sottobanco’ o do ut des.

madu

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