«Chi rifugge dai confronti pubblici sui programmi dimostra poca considerazione verso la città che poi si vorrebbe addirittura amministrare». È l’amaro commento di Roberto Gravina dopo il forfait dell’avversaria Maria Domenica D’Alessandro.
L’ultima settimana di campagna elettorale a Campobasso si sarebbe infatti dovuta aprire con una serie di confronti diretti tra i due candidati alla carica di sindaco che si giocheranno tutto il 9 giugno nel turno di ballottaggio. Così però non è stato e, probabilmente, tutto lascia presupporre che non sarà nemmeno nei prossimi giorni «infatti – attacca l’aspirante sindaco pentastellato – il candidato di centrodestra continua a trovare il modo di cambiare le carte in tavola per quanto riguarda l’informazione, evitando ogni confronto diretto.
I confronti sui programmi e non su cose che esulano dalla contrapposizione politica, sono il presupposto delle forme democratiche aperte, partecipate ed evolute. Chi rifugge da ciò crogiolandosi nella considerazione tutta personale che ciò che è importante è semplicemente la conta dei voti da racimolare, dimostra poca considerazione dei cittadini e conferma, ma oramai non è più una novità per nessuno, che una cosa è conoscere realmente le problematiche di una città e un’altra è sbandierare soluzioni senza capo né coda, magari da un palco, confidando nell’applauso amico, ma senza riflettere sulle illusioni che la propria negligenza crea. Ogni confronto a due già programmato come tale, in poche ore, è stato trasformato in interviste singole. Da parte nostra il dialogo politico contempla anche il confronto diretto, ripetiamo sui temi non su altro, ma per chi si spende per il centro destra evidentemente non è così.
Il 9 giugno i cittadini di Campobasso avranno la possibilità di chiarire a chi pretende di amministrarli da lontano, dal chiuso delle segrete stanze, anche questo. Noi, fino all’ultimo minuto disponibile, saremo sempre disposti al confronto pubblico con il candidato del centro destra, chi dai confronti fugge per strategia o per timore dovrebbe avere l’onestà intellettuale di dichiararlo apertamente non a noi ma alla città che poi si vorrebbe amministrare».

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