La ‘rinuncia’ era nell’aria e in verità in pochi avrebbero scommesso sulla sua candidatura, nonostante l’invito ricevuto in Consiglio attraverso una interrogazione a firma del Pd. Roberto Gravina non correrà per la presidenza della Provincia di Campobasso il prossimo 3 settembre.
Il sindaco di Campobasso era stato sollecitato dal consigliere Antonio Battista che, anche in veste di presidente ‘uscente’ della Provincia, aveva rimarcato l’importanza di avere la stessa guida sia a Palazzo San Giorgio che a Palazzo Magno. Una ‘mossa’ strategica, esattamente come avvenuto negli ultimi 3, anni che permetterebbe una sinergia tra i due enti con ripercussioni positive anche sul capoluogo. In quell’occasione il primo cittadino pentastellato non era stato categorico.
«Le Province così come oggi sono regolamentate hanno grosse difficoltà operative. Inutile però impostare discorsi su queste problematiche solo per finalità politiche contingenti, legate magari alla carica di presidente della provincia di Campobasso.In parlamento c’è una riforma in merito sulla quale si sta discutendo e in virtù di ciò riteniamo sia il caso di dare il tempo alle istituzioni per compiere i confronti necessari a sciogliere nodi e dubbi prima di prendere una decisione, ben consapevoli della nostra posizione passata e del nostro attuale ruolo di forza di governo a livello locale e nazionale».
La decisione è stata però ufficializzata nelle scorse ore: Gravina non si candida. E così anche i 23 consiglieri di Palazzo San Giorgio dovranno attenersi alla linea nazionale che prevede sostanzialmente l’abolizione delle Province. Per cui i pentastellati si asterranno dal voto.
Eppure il tesoretto del Movimento 5 Stelle campobassano vale oltre 12mila preferenze. Insomma i grillini (sia del capoluogo che di Termoli) rappresentano l’ago della bilancia in grado di decidere le sorti della consultazione di via Roma. Un tesoretto a cui, a meno di eclatanti colpi di scena, dovranno rinunciare sia il centrodestra, sia il Pd, qualora presentasse un proprio candidato.
Forse un’occasione persa anche per lo stesso Movimento che avrebbe potuto dare una spallata al governo regionale a trazione centrodestra ma ha invece preferito tirasi fuori dai giochi.

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