I giornalisti possono attendere. A loro, subito dopo essere sceso dall’auto, solo un cenno con la mano. Tanto, il tempo per le domande ci sarà.
Non può attendere, invece, chi lo applaude dopo aver aspettato per oltre un’ora e mezzo il suo arrivo. Chi lo invita a concedersi per un selfie, chi lo chiama per nome perché ha qualcosa da dire, chi sventola un foglio di carta utile per un autografo. Chi ha portato una rosa perché ricordi la terza visita a Campobasso.
Prima il piacere e poi il dovere per Giuseppe Conte, presidente del Consiglio dei Ministri che ieri ha abbracciato – letteralmente – la città e chi vive in questo lembo di terra che per lui ‘esiste’. Lo ha raccontato la prima volta che, da premier, entrò a Palazzo Di Governo: le vostre curve, le conosco una ad una. Ai social, Giuseppe Conte, preferisce il contatto umano. Parlare, ascoltare, stringere mani e scambiare due chiacchiere. Dietro le transenne – che dovrebbero segnare la distanza, di sicurezza, tra chi fa la politica e chi la subisce – c’è l’Italia. Ieri c’era il Molise, quello delle difficoltà e del bisogno di sentirsi in buone mani. Una ‘varia umanità’ caparbia, che testardamente non smette di avere fiducia, che continua a sorridere, che chiede una foto ricordo o un autografo. Che consegna una richiesta scontata, datata e sempre impellente – «presidente, abbiamo bisogno di infrastrutture» -, che gli racconta di avere qualche guaio di salute, che chiede aiuto e considerazione per una terra troppo spesso usata solo come passerella. Che gli regala una rosa ancora non sbocciata, recisa dal giardino di casa perché, da un ospite così di riguardo non si può andare di certo a mani vuote. Il premier Conte si concede con semplicità e sorrisi. Fra quella varia umanità ci sono anche loro: insieme hanno 180 anni ma non si direbbe proprio. Hanno aspettato per ore, in piedi. E quando arriva il premier lo bloccano con impeto. Una fresca di tintura per capelli, l’altra canuta: entrambe battagliere, nonostante gli acciacchi, presumibili, del tempo che passa e che dichiarano senza timore, anzi con fierezza.
«Presidente, la mia amica ha 95 anni e io 85. Vi stavamo aspettando – dice la più estroversa, a voce alta -, aiutateci perché siamo persone oneste». Cambia l’espressione accigliata del premier, si illumina e si apre al sorriso che riserva alle «due signorinelle», come le chiama con complicità. E’ il via libera per richieste più ardite: un bacio e un abbraccio. E Giuseppe Conte non si fa pregare.
«Vieni a trovarci spesso, non ci abbandonare» lo incalza l’arzilla 85enne, una presenza fissa ad ogni appuntamento con la politica che conta. E stavolta il selfie con le «due signorinelle» lo ha chiesto lui.  Giuseppe Conte, il presidente del Consiglio dei Ministri.

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