«Non è una rondine a fare primavera». Così esordisce Mauro Moffa, segretario regionale dell’Osapp, Organizzazione autonoma di Polizia penitenziaria del Molise (secondo sindacato maggiormente rappresentativo a livello nazionale) in riferimento agli ultimi ritrovamenti di cellulari e sostanze stupefacenti all’interno del carcere di via Cavour.
A poche settimane dall’ultima denuncia, in merito alla situazione di degrado e alle numerose criticità riscontrate all’interno dell’istituto penitenziario, il segretario torna a riaccendere i riflettori sulle problematiche riguardanti le carenze strutturali ed organizzative della casa circondariale.
«L’ultimo rinvenimento degli 8 cellulari ed un panetto di hashish e, il giorno seguente, di altri 3 telefonini, è il prodotto di una serie di fattori: dalle carenze gestionali e organizzative, alla mancanza di agenti, fino all’impiego di uomini in divisa chiamati a svolgere le mansioni del personale del comparto ministeri. Il personale di polizia penitenziaria deve garantire l’ordine e la sicurezza, come previsto dalla legge 395/90, e non lavorare al posto di personale civile».
Anche gli ultimi microcellulari, come avvenuto in precedenza, sono stati ritrovati infatti sul muro che circonda l’istituto di pena «tra l’altro – spiega ancora Moffa – è stato ritrovato casualmente da un assistente capo in servizio di vigilanza armata sul muro di cinta. Ritrovamento fortuito quanto fortunoso… Le sentinelle, che invece sarebbero previste, non vanno più sul muro per carenze gestionali, organizzative e di personale».
Il sindacalista pone infatti l’accento sulla mancanza di personale preposto chiamato a sorvegliare l’eventuale ‘traffico’ di oggetti e sostanze illecite lanciate, come avviene ormai da mesi, all’interno del cortile.
Non solo. «Molti agenti – spiega – vanno a lavorare con enorme malcontento a causa dell’attuale gestione dirigenziale che quotidianamente prende decisioni che vanno contro i paletti previsti dal contratto e dall’accordo quadro nazionale violando i diritti dei lavoratori. Proprio in questi giorni – annuncia – l’Osapp invierà al provveditore regionale la richiesta di attivazione della CAR, Commissione Arbitrale Regionale, per discutere delle decisioni unilaterali assunte dai vertici del carcere senza tener conto delle regole scritte e previste da norme contrattuali».
Ma i problemi più gravi, già descritti e più volte ribaditi da Moffa, riguardano maggiormente la situazione vissuta dagli agenti e dell’ambiente malsano in cui sono costretti ad operare tutti i giorni. Soprattutto ora, con l’inverno alle porte, «ogni poliziotto è costretto quotidianamente a lavorare in ambienti freddi e umidi a discapito della propria salute.
Come avevamo annunciato, si sta procedendo alla verifica del microclima all’interno dei luoghi di lavoro ma è risaputo che in alcuni posti di servizio la temperatura scende abbondantemente al di sotto dei 18 gradi minimi previsti. Purtroppo anziché provvedere a riguardo, come soluzione, spesso e volentieri, ci viene consigliato di “mettere una maglia in più”. Il personale è allo stremo. Non nascondo che più di un agente ha richiesto anche un supporto psicologico».
Oltre al microclima ci si mette anche il fumo passivo delle sigarette a dare il ‘colpo di grazia’ agli agenti in un ambiente già precario.
Sul caso, proprio l’Osapp, ha richiesto l’intervento del medico del lavoro per una prima valutazione delle condizioni lavorative dei dipendenti. «Siamo in attesa di un riscontro scritto. Ma lo inviterò sicuramente a misurare il microclima anche quando la temperatura scenderà ulteriormente».
Tornando agli ultimi episodi di ritrovamento di cellulari e droga Moffa aggiunge: «Nonostante gli ultimi avvenimenti l’amministrazione centrale non ha ancora dotato l’istituto di un rilevatore. La nostra è una lotta impari. Senza sentinelle, senza telecamere (neanche quelle comunali ci danno una mano perché non funzionanti – mura eccessivamente basse con detenuti in regime ‘aperto’ dalle 8 di mattina alle 20 di sera. Il telefono viene considerato oggetto ‘non consentito’ ed il suo possesso non è perseguibile penalmente ma solo a livello disciplinare. Per tre cellulari trovati chissà quanti altri ne vengono lanciati dall’esterno». Tra le altre cose l’Osapp lamenta soprattutto «la mancanza di conferenze di servizio tra i vertici e i lavoratori, che invece non vengono tenute. Ce n’è stata solo una in sei mesi di gestione».
Una battaglia, quella per far valere i propri diritti, alla quale il sindacato è ormai tristemente abituato. In ogni caso «noi non ci fermiamo qui – conclude il segretario – l’Osapp denuncerà sempre quella che è la verità, mettendo da parte i finti plausi».
Poi ribadisce un concetto già espresso più volte: «Il carcere di Campobasso è da chiudere per i tanti motivi già illustrati. Anche perché, se e quando accadrà qualcosa di più importante, chi ne pagherà le conseguenze sarà sempre e solo la Polizia penitenziaria».

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