L’ultima intervista, Gabriele Melogli, l’aveva concessa all’indomani della sconfitta al ballottaggio contro Giacomo d’Apollonio. A distanza di otto mesi, abbiamo voluto ‘interrogare’ l’ex sindaco per conoscere il suo parere sull’attuale situazione politica.
«Vedo – ha spiegato l’avvocato – un paese abbandonato a se stesso, come il 90% dei cittadini. Purtroppo Isernia sta perdendo tutto». Di chi è la colpa? Melogli spiega: «Un po’ della politica, un po’ della crisi economica. Sarebbe semplicistico addossare le responsabilità ad una singola persona. A Isernia i giovani non ci sono più; sono stati sostituiti dai migranti. Vedo centinaia di ragazzi africani a zonzo per la città. Non sono certo loro a creare ricchezza. A muovere l’economia. Portano ricchezza solo a chi li ospita. Un conto è la cultura dell’accoglienza. Un conto è convogliare l’immigrazione verso zone già disastrate. La presenza di tanti migranti in un territorio così piccolo contribuisce a fare in modo che il turismo non decolli».
Melogli faticò a metabolizzare il risultato elettorale. Il suo stato d’animo, ora è notevolmente migliorato. «All’inizio ho vissuto l’esito delle urne con amarezza. Non mi aspettavo tale bocciatura dagli isernini. Nei 10 anni in cui ho amministrato ho tentato di rendere città un paese. Oggi assisto al processo contrario. Qui non c’è rimasto nulla. Nei prossimi giorni chiuderanno altri tre negozi lungo corso Garibaldi. E se non ci sono più attività non c’è più economia».
Impietosa l’analisi sull’edilizia sportiva: «È necessario risistemare la piscina perché è un patrimonio della collettività. Ma ci sono diverse soluzioni per ottenere lo stesso risultato. Quando io ero sindaco il gestore pagava ed il Comune gli impose di risistemare la struttura. Brasiello ha fatto chiudere la piscina, così come capita sempre con le amministrazioni di centrosinistra. Quando arriva la sinistra finisce tutto. Oggi tutte le strutture comunali, per l’amministrazione, sono passive sotto il profilo finanziario. Il privato che le utilizza non paga quello che dovrebbe per ragioni politiche. Ad esempio per lo stadio di Isernia, anche se pagassero tutti coloro che lo utilizzano, comunque non riusciremmo a coprire i costi neppure per la manutenzione ordinaria. Sono spese a carico della collettività. La scelta giusta è far realizzare le strutture ai privati. Se oggi facessero un bando sulla piscina, decine di società risponderebbero senza che il Comune debba cacciare un solo centesimo di soldi pubblici. Anzi, ci sarebbe un utile perché dopo 10/20 anni le strutture realizzate rimarrebbero alla collettività».
Melogli riconosce delle attenuanti generiche a d’Apollonio per la situazione della città «anche se – spiega – normalmente è sempre la figura apicale a cui vengono addossate le responsabilità. Lo so bene io che ho amministrato per 10 anni. Le colpe, se ci sono, non sono solo sue. Sicuramente la giunta che ha scelto – purtroppo anche in base alle indicazioni dei partiti – è una giunta politicamente giovane, mentre per governare serve esperienza. La giovinezza non è il rimedio ai mali del passato: basta osservare ciò che sta accadendo a Roma».
Qualche mese fa Melogli confessò a Primo Piano il suo timore: «Isernia tra 10 anni sarà quel che oggi è Frosolone». Una previsione pessimistica rivista oggi addirittura ‘al ribasso’:
«Continuando di questo passo sarà peggio di Frosolone. Almeno Frosolone ha conservato la sua dimensione di paese grazie all’artigianato. Noi invece nel corso degli ultimi anni abbiamo lacerato il tessuto sociale. Si attua una forma di persecuzione nei confronti di chi produce. E far chiudere gli artigiani, i commercianti, distrugge ogni speranza di ripresa».
Il riferimento dell’avvocato è alla pressione fiscale che grava sui cittadini.
«L’attuale amministrazione dà la colpa a noi ma noi – spiega Melogli alzando il tono di voce – non abbiamo fatto nessun errore. Abbiamo solo avuto tanto coraggio nelle scelte fatte. Gli attuali amministratori non sono coraggiosi. Quando amministri devi sapere cosa vuoi. Devi avere un’idea di futuro. Noi l’avevamo: l’idea di trasformare Isernia in una città. Oggi hanno intrapreso il percorso inverso».
È sull’edilizia scolastica che l’ex sindaco avanza le maggiori recriminazioni.
«Io ho fatto tre scuole in sei mesi. Quando s’è sollevato il problema non abbiamo seguito fantasie o isterismi. Eppure ho attraversato due terremoti devastanti: San Giuliano e L’Aquila. L’attenzione sul tema della sicurezza era altissima. Avevo comitati di genitori ogni giorno in Comune. Eppure ho fatto le cose che bisognava fare. Abbiamo gettato le basi per andare oltre l’emergenza. La San Giovanni Bosco da un punto di vista sismico non è sicura. Per questo la chiudemmo e la sostituimmo con la scuola di San Lazzaro, nonostante le resistenze di tutti. Ricordo riunioni interminabili con la richiesta dei genitori di allestire tende in villa comunale. Oggi gli alunni starebbero ancora sotto quelle tende. Per poter avere finanziamenti ci vogliono anni, per cui prima di fare delle scelte è necessario pensare agli esiti. Il consiglio comunale votò la chiusura della Ignazio Silone, dell’Andrea d’Isernia e della San Giovanni Bosco per mettere i ragazzi nei container. La Camelot a Venafro dopo venti anni sta ancora là. Io mi opposi al consiglio comunale. Non feci demolire le scuole. Ci vuole coraggio per assumersi simili responsabilità. Se avessi seguito il consiglio oggi non ci sarebbero tre scuole nuove a Isernia. Abbiamo costruito a San Lazzaro, liberato il centro per gli anziani, avviato i lavori alla San Leucio per cui ottenemmo tre milioni di euro, interamente spesi. Le amministrazioni che si susseguono non solo non continuano l’opera di chi li ha preceduti ma distruggono quanto realizzato».
Altra nota dolente è l’acqua solfurea.
«Abbiamo lasciato in eredità i giardini risistemati ed il progetto approvato. In cinque anni nessuno c’ha più messo le mani. La verità è che le cose pubbliche non interessano a nessuno».
E sull’auditorium Melogli spiega: «È tutto fermo a quando c’ero io. Nessuno ha capito che grande risorsa sia quella struttura per la città. E per farmi dispetto hanno fatto scelte diverse rispetto al suo completamento».
Per l’area stazione le ire di Melogli sono indirizzate questa volta a Brasiello.
«Inaudito spendere 2.2 milioni di soldi pubblici per ciò che io avevo ottenuto gratis. Ora, però, l’importante è che si realizzi anche se non so come intendono mantenerlo dopo la sua realizzazione.
Liberai il piazzale della stazione da vecchi binari abbandonati per realizzare il terminal. Anche allora fui criticarlo. Allora fa bene chi non fa. Quindi va benissimo questa amministrazione che non fa nulla. E quando provano a fare almeno l’ordinario i risultati sono disastrosi».
Non poteva mancare un riferimento al Lotto Zero, opera fortemente voluta da Melogli.
«A questo punto le versioni sono contrastanti: secondo il governo regionale non si farà. Secondo me è tutto pronto. Per fortuna i soldi non sono gestiti dalla Regione ma dall’Anas e l’opera vedrà la luce nei prossimi mesi. Noi abbiamo avuto il coraggio di programmarla. Oggi nessuno ci penserebbe neppure lontanamente ad un opera del genere. Gli attuali amministratori pensano che il Lotto Zero sia un gioco a premi. E chi sui muri scrive ‘No Lotto Zero’ è il peggior nemico di Isernia. Oggi per andare in Abruzzo devi passare per Roccaravindola. Domani si dovrà ‘costeggiare’ Isernia. Senza contare i 140 milioni di euro che verranno spesi nel nostro territorio portando ricchezza alla città».
Sulle condizioni del centro storico Melogli si dice mortificato: «Per fortuna non lo hanno costruito loro altrimenti avrebbero distrutto anche quello. Noi nel borgo antico abbiamo investito tantissimo. Adesso, quando passo per andare al mercato, noto con amarezza un abbandono totale. I negozi sono scomparsi. Non vedo iniziative. Nessuno che abbia una proposta per rivitalizzare il quartiere. Come era, così è rimasto. Anzi, mentre prima i giovani riempivano le piazze e le attività guardando con ottimismo al futuro, oggi i ragazzi sono fuggiti all’estero e questo è il fallimento principale della politica. Non ha capito che la nostra Regione andava verso una situazione di regresso totale. E questo è un delitto. Nessuno ha focalizzato la vocazione della Regione. Ormai solo il turismo può salvarci».

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