La provincia è in affanno, non riesce garantire la sicurezza ad automobilisti e studenti e in cambio, dal Governo non riceve altro che un terzo dei fondi necessari per chiudere in pareggio i bilanci e qualche apertura per lo sblocco del turn over 2017.
La notizia è stata resa nota dal presidente, Lorenzo Coia, a pochi giorni di distanza dalla sua partecipazione all’incontro tenutosi ad Avellino, su iniziativa voluta dall’unione italiana delle province per protestare contro l’insufficienza delle risorse finanziarie erogate in favore degli enti, per poter mettere in sicurezza scuole e strade provinciali. Si attendeva un decreto che avrebbe dovuto garantire i finanziamenti necessari per chiudere i bilanci preventivi delle 76 province italiane e invece non resta che continuare a penare.
L’Upi ha quindi convocato il Comitato Direttivo per il 20 aprile, con l’obiettivo di decidere la data di una grossa mobilitazione straordinaria da tenersi in piazza Montecitorio per consentire al Parlamento di apportare le modifiche finanziarie indispensabili a mettere in sicurezza i servizi che le province erogano.
La provincia di Isernia ha uno squilibrio attuale di 5.954.000 euro con una riduzione di trasferimenti statali rispetto al 2015 dell’80 %, situazione che per Coia è ormai insostenibile.
«Siamo la più piccola provincia d’Italia, tra quelle a statuto ordinario – ha dichiarato il presidente -, eppure lo Stato tra tagli e spending review ci obbliga a restituire 8.920.000 euro del nostro bilancio che solo per il 60 % è coperto da entrate proprie. In questa situazione non siamo in grado di assicurare la sicurezza degli 866 Km di strade e il diritto allo studio ai 3165 alunni frequentanti i nostri 11 istituti superiori. Siamo volontari della politica la “casta che non costa” che ha azzerato oltre 800mila euro di costi della politica ha il dovere di alzare la voce, noi Presidenti, a differenza di quelli del Cnel il giorno dopo il Referendum non abbiamo brindato con lo champagne ma abbiamo continuato a chiedere dignità costituzionale al pari degli altri organi dello Stato».

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