«Siamo contenti e rispettiamo il lavoro dei giudici». Così Sergio Cavaliere, l’avvocato difensore del ragazzo presunta vittima di abusi da parte di un sacerdote che esercita il suo ministero nella diocesi di Isernia, in merito all’indagine in corso da parte della Procura pentra.
Un caso che il legale del foro di Santa Maria Capua Vetere ha reso dopo aver formalmente presentato agli inquirenti isernini. «Il nostro ‘atto d’accusa’ – ha ribadito è rivolto alle Curie di Lublino, in Polonia, e di Isernia che non hanno fatto nulla. Da loro aspettiamo un segnale che non è ancora arrivato».
In sostanza, di fronte alla segnalazione di presunti abusi, la Diocesi informa il Vaticano che, a sua volta, ordina alla Curia un’indagine previa, una sorta di atto pre processuale. Le assegna cioè il compito di acquisire tutti gli elementi necessari ed effettuare gli accertamenti opportuni per definire i contorni della vicenda. Il tutto poi viene messo nero su bianco nella relazione che viene inviata alla Santa Sede. Analizzato il fascicolo, il Vaticano può archiviare o avviare il processo canonico. Non solo. Di fronte a un caso di evidente colpevolezza, il Papa può anche decidere di emettere un provvedimento autonomo.
«Nel caso in questione – ha evidenziato Cavaliere – nulla è stato ancora fatto. Neppure nei confronti degli altri tre ecclesiastici che sapevano e non sono intervenuti. Anzi, uno di loro avrebbe persino colpevolizzato la vittima, provando a convincerla del fatto che gli abusi erano ‘frutto dell’influenza del demonio’. A loro non imputiamo certo una responsabilità penale, ma etica e morale».
Una storia dunque ancora tutta da chiarire. Per questo gli inquirenti di Isernia sono al lavoro. Lo ha assicurato il procuratore capo Paolo Albano. «Non rimaniamo di certo inerti di fronte a una denuncia per pedofilia – ha affermato -. La denuncia c’è ed è stata presentata mesi fa. La procura non è ferma, ma non intendo rivelare ciò che stiamo facendo. Posso dire che abbiamo analizzato la denuncia e che occorre mantenere riservatezza vista l’estrema delicatezza della materia».
Il tutto è nato qualche mese fa quando la presunta vittima, che ora non vive più in Molise, ha avuto il coraggio di denunciare quanto. Lo ha fatto chiedendo aiuto a Cavaliere, presidente del movimento ‘Non abbiate paura’, che ha più volte incontrato il ragazzo aiutandolo a redigere la denuncia, corredata dai nomi di alcune persone che sarebbero pronte a testimoniare. Questo almeno è quello che ha dichiarato lo stesso avvocato, intenzionato ad andare in fondo alla questione. Il sacerdote indicato come responsabile di abusi e gli altri prelati coinvolti ora non svolgono più il loro ministero nella parrocchia in cui sarebbero stati perpetrati gli abusi, ma, secondo quanto dichiarato da Cavaliere, sono in ‘servizio’ presso altre parrocchie sempre della stessa diocesi «anche a contatto – ha sottolineato – con i bambini».
Stando a quanto si è appreso, il sacerdote ha conosciuto il ragazzo in Polonia. E sarebbe lì che gli abusi sarebbero iniziati per poi continuare nella provincia pentra, dove entrambi si sono trasferiti diverso tempo fa.

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