Il governatore Frattura rilancia l’ipotesi di istituire a Isernia il polo infermieristico. La strategia, che è volta a riportare l’università nel centro di Isernia, è in lavorazione ormai da mesi ma adesso si sta andando su una strada più concreta. Il presidente della Regione ha anticipato che a breve il progetto diventerà realtà nel corso della convention organizzata mercoledì sera dal Pd nella sala consiliare della Provincia di Isernia. Intervenuto per sostenere i candidati a Camera e Senato e per accogliere il sindaco di Pesaro, nonché vicepresidente dell’Anci Matteo Ricci, Frattura ha parlato della volontà della Regione di riportare il corso di studi nel palazzo vescovile di via Mazzini e, ironicamente, si è rivolto a Luciano Sposato, ex assessore comunale. In effetti fu proprio all’epoca della giunta Brasiello che si concretizzò lo spostamento della facoltà di scienze politiche a Pesche e poi a Campobasso. Di fatto la chiusura del presidio nel cuore della città ha determinato delle grosse perdite per la città, sia in termini economici che di vivacità del quartiere. L’annuncio di Frattura fa seguito all’incontro ufficiale che lui stesso ebbe il 13 dicembre scorso nella sala Raucci del Comune. Quel giorno attorno allo stesso tavolo c’erano il sindaco d’Apollonio, il direttore sanitario dell’Asrem Antonio Lucchetti, l’assessora comunale all’istruzione Sonia De Toma, il portavoce della Curia don Girolamo Dello Iacono, la presidentessa del corso di laurea Carolina Scagnolari, la direttrice didattica Giovanna Venditti e Remo Di Ianni, in qualità di collaboratore dell’università. L’università che dovrebbe approdare in via Mazzini è La Sapienza di Roma, che da anni ormai tiene le lezioni di infermieristica negli angusti locali posti al seminterrato dell’ospedale Veneziale. L’accordo sembra quindi essere vicino, ma se da una parte si cerca di far quadrare i conti (i soldi per il canone di locazione dovrebbe garantirli la Regione) e i pareri di tutte le parti in causa, nelle ultime ore imperversa una polemica. La questione è sempre legata all’università, ma stavolta a quella del Molise e a intervenire. La scelta dell’Unimol di aprire un punto informativo e di rappresentanza a Venafro (non si tratterà dell’apertura di un corso di studi) ha scatenato la reazione del consigliere comunale Stefano Testa, il quale ha ampiamente criticato la ‘politica’ attuata in questi anni dall’ateneo, che, a suo dire, ha penalizzato la città di Isernia.
«Dopo aver disseminato il Molise di sedi universitarie (Termoli, Riccia, Larino, Agnone), dopo aver trasferito da Isernia a Campobasso alcune facoltà, dopo aver trasferito la sede da Isernia a Pesche, l’Unimol a Venafro rappresenta davvero la beffa delle beffe – l’attacco di Testa -.
Il trasferimento della sede dell’Unimol da Isernia a Pesche si è rivelato un enorme fallimento che rappresenta in termini le incapacità passate di programmare uno sviluppo reale dell’ università nel territorio isernino.
Sono stati spesi milioni di euro per completare edifici nati per contenere ben altre attività, per realizzare una strada di collegamento con Isernia e tutto questo non ha portato nessun beneficio agli studenti e alla collettività. Insomma occorre prendere atto che la politica, in tema universitario, fino ad oggi ha riservato solo inutili e dannose briciole per il territorio isernino».
Ma non c’è solo l’Unimol nel mirino dell’esponente di minoranza.
Testa punta il dito anche contro il Comune di Isernia, in quanto lo ritiene responsabile di immobilismo sulla questione.
«L’amministrazione comunale cosa farà per arginare la deriva alla quale è indirizzata la nostra città – si chiede il consigliere -? Certamente non voglio determinare una guerra tra poveri, né tantomeno cavalcare il tema per una sterile polemica politica, ma mi auguro solo di stimolare un dibattito serio, perché ci sia una strategia reale per promuovere l’Unimol. Lo sviluppo non può che passare attraverso il ritorno della stessa nel centro storico, in maniera da riprendere tutte quelle attività didattiche, di rappresentanza e culturali attualmente mortificate dall’attuale sede, che chiude i battenti dal venerdì al lunedì quasi che fosse una scuola di quartiere».
Valentina Ciarlante

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