Sicurezza degli edifici scolastici di Isernia: l’attenzione resta alta, ma continuano ad essere distanti le posizioni rispetto al da farsi tra i vertici dell’amministrazione provinciale e il comitato ‘Scuole Sicure’ che, ieri mattina, insieme ai delegati della Consulta degli studenti ha incontrato il presidente dell’ente di via Berta Lorenzo Coia. Servono interventi e servono subito e, poiché la priorità ad avviso delle mamme e dei papà è quella di assicurare edifici adeguati ai loro figli, al termine del summit si sono detti disponibili a fare sacrifici, come attivare i doppi turni, purché vengano chiuse le strutture non ritenute idonee.
«Le opinioni, ai fini della sicurezza, non contano – si legge in una nota congiunta di comitato e consulta – Contano invece i documenti ufficiali, i progetti, le perizie e le valutazioni redatte a norma di legge, come pura conta, e molto, la sentenza della Cassazione n.190 del 14/11/2017, sbrigativamente liquidata come superata dalla nuova norma sull’edilizia, entrata in vigore a marzo di quest’anno.
La suprema Corte, in sostanza, stabilisce un principio inderogabile, senza nessuna scusante né margine di interpretazione: gli edifici che non prevedono il valore previsto dalla legge (indice 1) devono essere chiusi.
Al contrario nessuna norma prevede che l’indice di vulnerabilità 0,6 sia sufficiente per gli edifici scolastici, stabilendo invece che tale indice sia calcolato sulla base di dati specifici per ogni edificio esistente alla data di entrata in vigore della norma e che derivi da un procedimento di Valutazione della sicurezza che la Provincia ancora non ha disposto».
Poi il punto della situazione. «La Provincia ha dichiarato per il Fermi un indice di vulnerabilità pari a 0,52, tanto che ha iniziato l’iter per l’adeguamento sismico – si legge ancora nella nota -. Per il Manuppella l’indice di vulnerabilità è pari a 0,56, tanto che, da dichiarazioni del presidente Coia, è stato richiesto un finanziamento di 70mila euro per uno studio di vulnerabilità e per presentare il progetto di adeguamento dell’edificio. Già a dicembre 2016 furono posti dei quesiti precisi alla Provincia, sulla base di documenti dalla stessa rilasciati, e nessuna risposta è fino ad oggi arrivata.
La preoccupazione dunque è legittima e deriva proprio dalla combinazione di mancate risposte e dai pochi fatti certi che conosciamo. E non dipende – ribadiscono – certamente da noi».
Ad avviso di comitato e consulta in questa situazione di incertezza, l’unica ipotesi possibile è chiudere gli edifici a rischio e cercare velocemente soluzioni alternative, accedendo a tutti gli strumenti che la legge mette a disposizione, «anche – evidenziano – con il sacrificio della popolazione scolastica, purché limitato nel tempo e finalizzato ad una sistemazione stabile ed adeguata».
Intanto al termine dell’incontro sono state depositate ulteriori richieste di documentazione relative a tutti gli Istituti della Provincia «e sollecitato le risposte mai arrivate alle domande proposte a dicembre 2017 sulla sicurezza del Fermi».

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