Resta alta l’attenzione a Isernia sull’accoglienza dei migranti e sulla gestione del fenomeno. Il dibattito, negli ultimi giorni, si è riacceso a seguito della redistribuzione dei richiedenti asilo all’interno delle strutture presenti nel capoluogo e, in particolar modo, in via Berta. Diversi i malumori che si sono registrati e, per questo, la consigliera regionale Filomena Calenda ha chiesto e ottenuto un incontro con il prefetto Fernando Guida. Un’occasione per confrontarsi, ma anche per analizzare vari aspetti. Non ultimo quello legato alla sicurezza.
«Il prefetto – ha sottolineato Filomena Calenda– è una persona preparata e molto attenta al bene dei cittadini. Durante il nostro incontro ho esposto i problemi evidenziati dalla comunità pentra». Una delle questioni al centro del dibattito è, come noto, i numeri dell’accoglienza nel capoluogo pentro. «Guida – ha detto ancora la consigliera regionale della Lega – ha ribadito che non saranno più di duecento». Altro tema affrontato nel corso è stato quello legato alla sicurezza. «Ho spiegato al prefetto – ha aggiunto la consigliera regionale – che viviamo un momento storico particolarmente complesso che inevitabilmente condiziona anche il rapporto tra la comunità e i migranti. Ma questo non ha nulla a che fare con il razzismo. Gli isernini sono favorevoli all’accoglienza, ma che deve essere fatta in maniera corretta. Ogni mi confronto con i cittadini che manifestano i loro timori. Il prefetto ha assicurato che verrà intensificata la vigilanza, per garantire alla popolazione maggiore serenità».
Il summit urgente a Palazzo del Governo era stato chiesto della Calenda che, intervenendo nel dibattito in atto, aveva assicurato il suo massimo impegno. «Mi preme sottolineare –aveva affermato -, onde evitare spiacevoli incomprensioni, che la Lega e la sottoscritta non hanno mai rifiutato l’accoglienza a bambini, donne, anziani e a quanti scappano dalla guerra o da situazioni di evidente pericolo nelle loro terre d’origine. Però non possiamo permettere che qualcuno speculi sulla vita e sulle disgrazie di altri; non possiamo più permettere di trasformare l’accoglienza in un business spavaldo. Non possiamo più permettere che 50 vite umane abbiano il valore di un Mercedes di ultimo modello. Non è più tollerabile assistere al commercio di esseri viventi. Non possiamo permetterci di battere il petto quando si da corso allo smistamento di nuovi profughi e tacere, invece, di fronte a quella che è la più grossa e pericolosa operazione dei grandi poteri. Occorre una reale presa di coscienza e attivarsi per il bene di tutti. Se una comunità sta bene – il suo pensiero -, ne beneficeranno tutti, anche chi verrà accolto».

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