È uno dei giacimenti più antichi d’Europa ricco di ‘tesori’ ancora tutti da scoprire. E anche per quest’anno è cominciata la campagna di scavo. Da qualche giorno sono infatti sono riprese a pieno ritmo le attività di esplorazione dell’insediamento paleolitico de La Pineta di Isernia.
Le varie operazioni andranno avanti per tutto il mese di luglio e vedranno la partecipazione di studiosi italiani e stranieri, oltre a studenti, specializzandi e dottorandi.
«Le attività – ha spiegato professor Carlo Peretto, coordinatore delle ricerche – si concentreranno in particolare nell’esplorazione del livello più ricco di reperti, conosciuto con la sigla 3a. Oltre al recupero dei numerosi reperti litici e paleontologici appartenenti a specie animali estinte, si procederà al rilievo e alla registrazione di ogni informazione, compreso il loro stato di conservazione. Si passerà quindi al restauro e alla classificazione, fasi iniziali delle procedure di analisi e studio allo scopo di pervenire alla pubblicazione dei dati in riviste qualificate e in congressi internazionali».
Intanto l’archeologia molisana è stata ancora una volta protagonista fuori dai confini nazionali. Gli studi sul giacimento de La Pineta assieme ad altre indagini svolte in giacimenti paleolitici molisani, come quello di Guado San Nicola a Monteroduni e di Grotta Reali a Rocchetta a Volturno, sono stati di recente oggetto di presentazione al congresso mondiale di Preistoria e Protostoria promosso dall’Unione Internazionale di Preistoria e Protostoria (membro del Council of Philosophy and Human Sciences dell’Unesco) che si è tenuto dal 4 al 9 giugno scorso presso la prestigiosa sede dell’Università Paris-Sorbonne.
E, proprio in questo contesto internazionale, il professor Carlo Peretto dell’Università di Ferrara e coordinatore delle ricerche è stato insignito del premio per l’interdisciplinarietà, gli sviluppi delle ricerche e la ricaduta formativa ad alta valenza specialistica relativi al cantiere di scavo de La Pineta. In questo modo la realtà isernina acquisisce una specificità e un riconoscimento che la pone, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, ancor più al centro delle problematiche riguardanti la nostra lunga storia evolutiva.
«Si sottolinea – ha detto ancora Peretto – che la qualità dei risultati raggiunti si deve a molteplici fattori che hanno creato un’ampia rete di collegamenti e di sostegni reciproci. In questo ambito, oltre all’Ateneo ferrarese, la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio e al Polo Museale del Molise, fondamentali sono gli interventi e il supporto delle Istituzioni molisane, ed in particolare della Provincia di Isernia che ha trovato il modo di garantire, anche con strutture recettive, una concretezza ed una continuità temporale delle azione svolte».
Insomma, una continuità temporale che dura ormai da 40 anni. Come è noto, il 1978 fu l’anno della scoperta dell’insediamento. Un anniversario importante che il prossimo 13 luglio «ricorderemo qui ad Isernia – ha annunciato infine Peretto – con un’ampia manifestazione che a breve sarà completata nei dettagli e presentata al pubblico. Riemergeranno i ricordi che ormai sono anche racconto e storia per tutti ed in particolare per coloro che hanno vissuto questa lunga avventura».
La storia. Il giacimento fu scoperto nel 1978 e dal 1979 scavato sistematicamente in stretta collaborazione tra Soprintendenza per i Beni Archeologici del Molise e l’Università degli Studi di Ferrara, con la direzione scientifica del professor Carlo Peretto tuttora titolare della concessione di scavo rilasciata dal Ministero dei beni e le attività culturali e del turismo. Numerosi ricercatori provenienti da Istituzioni italiane e internazionali hanno contribuito negli anni allo studio del giacimento e in particolare delle migliaia di reperti provenienti dalle attività di esplorazione. Decine e decine sono le pubblicazioni scientifiche e divulgative che hanno favorito la valorizzare del sito preistorico e la sua conoscenza in ambito internazionale.

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