Utilizzare il plesso in fase di ultimazione a San Leucio per ospitare le due scuole medie: a poche ore dal consiglio comunale monotematico, l’Istituto comprensivo ‘Giovanni XXIII’ prende posizione e condivide la proposta formulata dal comitato dei genitori. Lo fa con una nota firmata dalla dirigente Rossella Simeone. Non condiviso dunque il piano messo a punto dal Comune, che invece prevede la realizzazione di poli scolastici. Il primo, a San Leucio, per ospitare la San Giovanni Bosco e l’altro a San Lazzaro destinato alla Giovanni XXIII.
«Limitandoci alle considerazioni di più immediata intelligibilità – si legge nella nota firmata dalla Simeone -, appare sufficiente sottolineare che i due edifici di San Lazzaro non presentano un numero di aule e di spazi sufficienti e idonei ad accogliere il gran numero di alunni che il piano in questione prevede di trasferirvi. Gli spostamenti previsti determinerebbero un sovraffollamento delle strutture ivi presenti, con conseguente perdita, per i 343 bambini della scuola dell’Infanzia, degli standard minimi di sicurezza richiesti dalla normativa (standard pienamente rispettati dalle strutture attualmente occupate!) , ed una inaccettabile perdita , per la scuola media, di tutti quegli spazi necessari per lo svolgimento delle attività laboratoriali e transdisciplinari, con grave limitazione dell’offerta formativa, dei principi dell’uguaglianza e delle pari opportunità formative , di crescita e di sperimentazione che dovrebbero essere garantite a tutti gli studenti di ogni ordine e grado di istruzione. Ci viene in soccorso, a riprova della veridicità e della validità delle nostre osservazioni, la ricerca da parte dell’amministrazione comunale, da noi condivisa ed appoggiata, di una nuova sede per la Scuola dell’Infanzia San Giovanni Bosco, tramite dettagliato bando, conclusosi con l’auspicato reperimento di locali nuovi, in centro, situati al piano terra, dotati delle dimensioni e dei requisiti richiesti dalle norme in materia di edilizia scolastica, muniti di spazi per le attività comuni più ulteriori spazi esterni per le attività ludico ricreative, sala refezione, così come si conviene ad una scuola dell’infanzia degna di questo nome».
L’istituto non è contrario alla realizzazione dei due poli, ma evidenzia criticità per quel che concerne la tempistica e i costi. «Pur condividendo la decisione di istituire due poli scolastici – sottolinea ancora la dirigente -, riteniamo che sia meritevole di grande attenzione la valutazione della tempistica di realizzazione degli stessi. Ad oggi non esiste, sul territorio cittadino, il numero di edifici necessario per la realizzazione immediata dei Poli. Non ritenendo opportuno permettere che ciò che viene definito “occupazione intensiva” degli edifici scolastici mortifichi le aspettative degli alunni e delle loro famiglie, rimaniamo fermamente convinti che in una fase di transizione come quella che stiamo vivendo, le azioni da intraprendere debbano limitarsi a garantire la sicurezza alle due scuole che ne sono prive, e nel contempo costituire il primo tassello di un graduale processo di sistemazione definitiva delle scuole dell’obbligo di Isernia. Non è infine da sottovalutare l’impatto che l’insieme degli spostamenti avrebbe sui conti pubblici: l’ingente costo dei traslochi e dei numerosi lavori di adeguamento sui vari edifici richiederebbero un impegno economico notevole e soprattutto non supportato dalla logica, dal momento che l’assetto previsto non è definitivo e di conseguenza tutti i lavori effettuati risulteranno per la maggior parte inutili o da rifare in un futuro, a quanto pare, non molto lontano».
Alla luce di ciò, secondo la dirigenza dell’Istituto comprensivo Giovanni XXIII, quella della riunione momentanea delle due medie sotto lo stesso tetto sarebbe la soluzione «più razionale e più sostenibile per l’intera comunità. Sarebbe un importante messaggio per la cittadinanza, per tutte le famiglie coinvolte e soprattutto per gli studenti, – sottolinea infine la Simeone – ai quali abbiamo il compito di trasmettere il valore etico dell’uguaglianza, a dimostrazione che la paventata e fantomatica ‘lotta fra scuole’ non appartiene alle Istituzioni scolastiche, né tantomeno all’Amministrazione di questa città».

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