«È stato fatto davvero tutto il possibile per salvare la vita di mio figlio? Una giusta e immediata diagnosi avrebbe potuto cambiare il suo destino?». Sono queste le domande che ormai da due anni tormentano Emilio Skerletic, il papà di Daniele, morto a 40 anni nell’estate del 2016. La speranza è che a dare quelle risposte siano gli inquirenti della Procura di Vasto, a cui l’uomo si è rivolto. Assistito dall’avvocato del foro di Santa Maria Capua Vetere Fabrizio Zarone ha infatti deciso di presentare una denuncia per lesioni colpose, chiedendo l’acquisizione della documentazione medica inerente al caso e la disposizione di una perizia medico-legale «al fine di accertare gli eventuali profili di colpa medica dei sanitari del nosocomio ‘San Pio Di Pietralcina’».
«Daniele – ha raccontato il padre – fu ricoverato nel novembre del 2014 per una piaga da decupito presso l’ospedale di Vasto. Successivamente fu dimesso e seguito da un medico dell’équipe del reparto di Urologia di Campobasso. Poi, siccome le sue condizioni non miglioravano, nel gennaio del 2016 tornò in ospedale, per poi essere dimesso dopo alcuni giorni. Le sue condizioni, però, continuavano ancora a peggiorare e venne ancora una volta ricoverato presso lo stesso nosocomio, il 2 maggio. Dopo venti giorni fu dimesso perché doveva essere ricoverato al ‘Careggi’ di Firenze, constatata la necessità di essere sottoposto ad un intervento necessario per ricostruire la vescica e asportare un rene infetto. Siamo dovuti tornare a casa con un’ambulanza a pagamento. È stato 26 giorni a casa – ha poi ricordato – curato solamente dalla mamma, il fratello e qualche infermiere. Non essendoci stato l’okay del nosocomio di Firenze, abbiamo dovuto aspettare per ricoverarlo presso l’ospedale di Ponderano, in provincia di Biella. Lì hanno decretato che si trattava di un tumore alla vescica che ormai aveva invaso tutto il corpo di Daniele».
Dal 28 giugno al 13 luglio 2016, il giovane fu sottoposto a tre interventi, ma la situazione era ormai troppo grave e il 7 agosto successivo sopraggiunse il decesso.
Una vita, quella di Daniele, per nulla facile. All’età di soli otto anni fu costretto su una sedia a rotelle a causa di un incidente stradale.
Da quel giorno la sua famiglia ha lottato strenuamente per restituire al bambino un minino di normalità. Tra alti e bassi, tra gioie e dolori, tra sorrisi e lacrime sono trascorsi oltre tre decadi da quel drammatico incidente.
Alla soglia dei 40 anni, si è spento, assistito dalle cure amorevoli di tutta la famiglia ma senza il conforto di una struttura sanitaria.
Nasce da questa amara considerazione l’esposto in procura presentato dal suo papà, che ora chiede ai giudici della Procura di Vasto se sia stato fatto tutto il possibile per salvare la vita di suo figlio.

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