Serrande abbassate nel centro d’Isernia: scatta l’allarme dei negozianti, che sono preoccupati per il futuro commerciale del capoluogo pentro.
La crisi si è fatta sentire e non è stato un Natale molto positivo per i commercianti di Corso Garibaldi, dove si trovano i negozi storici della provincia. Il problema principale riguarda la mancanza di iniziative che possano invitare i cittadini a uscire di casa, passeggiare attraverso le strade, consumare nei bar e fare acquisti. Isernia, in particolar modo la domenica, è spenta, e le persone preferiscono andare fuori per comprare nei grandi centri commerciali o addirittura su internet, contribuendo in questo modo ad affliggere la già fragile economia del territorio.
Adele Genua, titolare di uno degli esercizi commerciali storici di Isernia, ‘Genua’, spiegando i sacrifici quotidiani a cui è necessario far fronte, ha dato voce a riflessioni molto amare, che riguardano il futuro dei propri figli, i quali difficilmente prenderanno le redini del negozio: «Abbiamo una clientela che preferisce toccare con mano la qualità e ci dà la voglia di continuare, ma la mancanza di lavoro non trattiene i giovani, mentre le persone che hanno perso il lavoro sono costrette ad andare fuori, essendo impossibilitate agli acquisti – ha spiegato la commerciante -. Non so quale potrebbe essere la soluzione, ma noi ‘piccolini’ ci sentiamo impotenti. È il lavoro che muove l’economia. Chi non ha lavoro non può fare acquisti». Sicuramente la crisi non ha colpito solo Isernia, anzi, riguarda tutti i piccoli centri, tuttavia la popolazione è diminuita e si fa sempre più frequente la tendenza ad emigrare al di fuori della regione, causando un danno inevitabile all’economia. La necessità di rilanciare il territorio da un punto di vista commerciale per favorirne la ripresa economica è ormai impellente. Carla Armenti, titolare del negozio ‘Iaverone’ di Isernia, ha spiegato che affinché questo accada è fondamentale aprire di domenica: «noi lo facciamo perché ci rendiamo conto che dobbiamo offrire un maggiore servizio a chi vuole fare compere, ma non possiamo essere gli unici, altrimenti le persone sono costrette ad andare fuori. È la mentalità che deve cambiare, stiamo combattendo per non far scappare i clienti».
Un grido d’aiuto, dunque, affinché si crei una rete solidale in grado di agevolare tutti, un appello a cui si è unito anche il titolare di ‘Martex’, altro negozio storico del corso: «tanti commercianti si lamentano, ma restano chiusi nei giorni prefestivi, che sono i più importanti. Bisogna offrire di più, anche in termini di investimenti per garantire più scelta ed evitare il ripiego su internet. Colui che gestisce un’attività deve dare massima disponibilità negli orari di apertura per andare incontro a chi non può uscire negli orari ‘comodi’ e soprattutto deve avere sempre il sorriso».
Valeria Migliore

Un Commento

  1. Commento amaro in primis mancanza di gente che non c’è più quei pochi che ci sono preferisco acquistare fuori. La cosa più vergognosa e che si organizzano pullman x portare la gente a fare acquisti fuori. Se non c’è tutto questo l’economia non gira i commercianti non si riforniscono anche di merce in più perché non c’è smercio. Anche tra commercianti c’è poca Unione ogni qualvolta si sono organizzate delle manifestazioni molti non hanno aderito e hanno cercato sempre di remare contro non vogliono la chiusura del corso non vogliono contribuire e x le aperture festive se non c’è la maggioranza di negozi aperti non serve l’apertura. Si svolge il mercatino dell’usato ogni fine mese si potrebbe approfittare x essere tutti aperti chiudere la strada organizzare qualche manifestazione ma anche a questo non è stato possibile. Vi dico l’ultima il comune aveva dato la possibilità di chiudere il corso facendo l’isola pedonale tutti gli ultimi sabati del mese alcuni commercianti hanno raccolto le firme x non farla fare anche riscontrando che quelle poche volte che è stata fatta ha avuto successo non mi dilungo ma ci sarebbe tanto da dire…..

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