Una crisi? Non proprio, o almeno non per il gruppo dei Popolari. E mentre il sindaco di Isernia Giacomo d’Apollonio sta ultimando la fase delle consultazioni nel tentativo di superare il momento più complicato dall’insediamento dell’amministrazione, su quanto sta accadendo a Palazzo San Francesco si registra l’intervento del capogruppo dei Popolari Gianni Fantozzi. «Per quanto riguarda la nostra posizione, l’unica questione politico-amministrativa di rilievo su cui si pone l’accento è quella riguardante la statuita decadenza del presidente del Consiglio comunale e il conseguente dovere di elezione di quello nuovo». E per questo, i Popolari chiedono a Giuseppe Lombardozzi un passo indietro.
«In realtà – prosegue Fantozzi – si tratta di una vexata quaestio anche per fatti diversi che la precedono. Essa afferisce sia il momento della elezione, all’indomani del rinnovo del Consiglio, sia il corso del mandato. In ordine al primo momento narrativo va ricordato, appunto solo come dato storico ma moralmente rilevante, che l’elezione della Presidenza del Consiglio Comunale era irregolare per aver partecipato ad essa consiglieri nominati assessori, escludendo una parte considerevole di legittimi elettori consiglieri comunali subentrati per surroga.
Circa il secondo momento, va detto che la Presidenza del Consiglio Comunale, almeno in una occasione eclatante, si è posta apertamente non solo contro la propria maggioranza ma anche, ed è ciò che rileva a detrimento della funzione istituzionale, contro il proprio Consiglio Comunale complessivamente considerato».
A novembre, poi l’approvazione dello Statuto. L’articolo 22, è noto, prevede il mandato a tempo – 30 mesi – per il presidente del Consiglio. «Divenuta esecutiva detta legge fondamentale del Comune e convocatasi l’Assise civica per i conseguenti adempimenti amministrativi, la presidenza del consiglio, già decaduta, ha letteralmente sbandierato davanti ai consiglieri un parere ministeriale secondo il quale le norme regolamentari non possono avere effetto retroattivo – sottolinea ancora Fantozzi -. A prescindere dall’esatta individuazione dei contorni giuridici della questione: se trattasi effettivamente di retroattività e se lo Statuto possa essere trattato alla stregua di una norma regolamentare, limitandosi alle questioni principali, peraltro tutte dibattute in Consiglio, lo sbandierato parere è apparso come un ulteriore attacco alla libertà di pensiero e decisione dell’organo consiliare sovrano. Le regole del buon governo del Consiglio comunale esigevano ben altro trattamento, ricollocandosi proprio in capo allo stesso organo collegiale ogni disamina libera e autonoma in materia. Oltretutto, nessun dubbio ha nutrito la Presidenza del Consiglio nel permettere, al momento dell’approvazione della norma statutaria in parola, immediatamente la ricezione a verbale dell’avvenuta elezione del vicepresidente del Consiglio da parte delle minoranze. Senza, peraltro considerare che la elezione del vicepresidente dipende dalla elezione del presidente. Legittima è la domanda: come si può scegliere il vicepresidente se prima non viene eletto il presidente? Si può arguire da ciò in quale confusione è stato indotto il consiglio comunale di Isernia».
Dunque, nessuna crisi politica, per i Popolari «né – sottolinea ancora Fantozzi –
alcuna lotta di potere da parte mia e del mio gruppo, a meno che non siano altri addetti ai lavori a volerla o provocarla. Ma questo è un altro discorso.
D’ altra parte, fa specie sentire voci allarmanti per difficoltà procurate o incombenti sull’attuale Amministrazione comunale. Diffondere un simile messaggio non è parlare la lingua della verità. Io e il mio Gruppo abbiamo sempre sostenuto e sosteniamo questo sindaco e la sua giunta, i quali non hanno ostacolo alcuno a continuare ad attuare i loro programmi. Evidenziare con enfasi le difficoltà e i malanni della nostra comunità, non certo di oggi, contiene anche le relative responsabilità di chi ha amministrato non solo il Comune, ma anche il territorio regionale. Il Comune sta facendo sforzi per invertire la tendenza negativa. Spiace che questo sfugga a chi evidenzia ed enfatizza. Per converso, la presidenza del consiglio comunale è un affare che tocca solo il Consiglio comunale e questo lo sanno bene il sindaco e la sua giunta.
Se si fa un gran chiasso, a torto, sulle “poltrone” a cui si mirerebbe, non si è nel giusto e nella verità, almeno per quanto riguarda me e il mio Gruppo. Piuttosto c’ è da ribellarsi per il fenomeno avverso e cioè l’attaccamento alla “poltrona”. Le cariche politiche non meritano la tutela dell’affidamento, sul piano del diritto e su quello della politica, che si vorrebbe attribuire in questo caso. Quando si colgono i segnali di una mancanza di consenso o quando si avverte il pericolo di danneggiare, come un effetto domino, la vita di un Ente di cui si ricopre una carica di elezione, peraltro retribuita, il buon senso e la considerazione delle istituzioni e della Comunità esigono di fare un passo indietro – sottolinea infine Fantozzi -. C’è stata un’ ampia maggioranza consiliare che ha deliberato una norma statutaria che esige di essere onorata».

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