«Il perdono è una virtù che non spetta a me concedere»: sono queste le parole di Clementina Ianniello, una coraggiosa mamma che a settembre del 2006 ha perso sua figlia, Veronica Abbate, uccisa con un colpo di pistola dall’ex fidanzato.
«Per quanto mi riguarda quella persona non dovrebbe avere neanche il diritto di respirare – ha commentato –. Per quello che ha fatto non c’è perdono».
Ieri ha deciso di raccontare la sua terribile storia ai ragazzi del ‘Fermi-Mattei’ di Isernia: «I ragazzi sono anime da riempire ed è importante riempirle con cose buone. A loro non piacciono i dati statistici sul femminicidio, io parlo con il cuore e solo così riesco a conquistare l’attenzione».
Clementina viene da Mondragone, in provincia di Caserta, ed è qui che ha deciso di aprire un centro d’accoglienza per le donne vittime di violenza. ‘La casa di Veri’: è questo il nome della struttura che ha voluto dedicare alla sua Veronica.
«La risposta che ricevo da un punto di vista emotivo e psicologico è positiva – ha aggiunto la donna –. Poi, però, ci sono problemi strutturali, perché le donne hanno bisogno di un’autonomia economica per trovare il coraggio di abbandonare quell’inferno domestico».
È stato il preside, Bruno Caccioppoli, a volere fortemente l’incontro tra la Clementina e gli studenti del Fermi-Mattei nella convenzione che la violenza sulle donne sia un problema culturale e che la scuola può fare molto per educare e sensibilizzare i giovani. «Io credo nel ruolo sociale che la scuola riveste – ha affermato il dirigente scolastico – e prima di tutto deve insegnare il valore del rispetto, puntando sulla parità dei diritti e sull’uguaglianza di genere. Bisogna dire ‘no’ alla violenza sulle donne e alla violenza in generale».

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