Il blitz antidroga che, lunedì scorso, ha consentito ai Carabinieri di Isernia di rinvenire 250 grammi di marijuana all’interno dello stabile di via Giovanni XXIII e di denunciare due nigeriani ha riacceso i riflettori sulle criticità legate alla gestione del fenomeno migratorio. Si è registrato un duro attacco da parte di Casapound e sulla questione è intervenuta la Prefettura per spiegare che la struttura in questione non è più, già da tempo, un centro di accoglienza e che gli immigrati che vivono lì non usufruiscono dei servizi previsti dalla normativa vigente, vale a dire vitto, alloggio e pocket-money. «La struttura – sottolineano infatti dal Palazzo del Governo – non è convenzionata con la Prefettura di Isernia e, dunque, non è corretto qualificarla come “Centro di accoglienza”. Nelle vicinanze della struttura si è verificata, il 28 marzo del 2017, una violenta rissa tra migranti. La Prefettura, a seguito di apposito controllo sul Centro, ha risolto per inadempimento la convenzione con la ditta che lo gestiva. Per effetto della risoluzione, la Prefettura ha disposto, altresì, il trasferimento degli immigrati, che non avevano preso parte alla rissa, presso altre strutture idonee, convenzionate. Molti dei migranti, tuttavia, non hanno ottemperato al trasferimento e nei confronti degli stessi, al termine di una laboriosa procedura, che ha tenuto conto degli esiti di innumerevoli ricorsi giurisdizionali proposti dai migranti avverso il trasferimento di cui trattasi, la Prefettura ha decretato la revoca delle misure di accoglienza».A seguito di tali provvedimenti, sia le revoche dell’accoglienza, sia la risoluzione della convenzione con il gestore sono state impugnate, dagli interessati, rispettivamente innanzi al Tar Molise ed al Tribunale civile di Campobasso. «Le opposizioni giudiziarie – sottolinea ancora la Prefettura – sono, al momento, pendenti, in attesa delle decisioni di merito.
Ma i provvedimenti prefettizi citati, non essendo state accolte, da parte delle Autorità giudiziarie adite, le istanze cautelari di sospensione, sono efficaci e vigenti. Pertanto, si ribadisce che la struttura dove è stato effettuato l’accertamento non è convenzionata con la Prefettura i migranti che dimorano nello stabile non usufruiscono dei servizi di accoglienza e nessun rapporto giuridico o convenzione risulta esservi in atto con l’operatore economico che ha la disponibilità dello stabile».
Questo, in sostanza vuol dire che gli immigrati che vivono nella struttura sono in una sorta di ‘zona grigia’. Nel senso che non usufruiscono dei servizi previsti dall’accoglienza, ma in attesa del pronunciamento degli organi competenti, restano all’interno della struttura che, allo stato attuale, è a tutti gli effetti da considerarsi un domicilio privato.

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