L’implosione del centrodestra a seguito delle elezioni per la presidenza della Provincia di Isernia continua ad animare il dibattito politico. E nella querelle, chiamato in causa dal gruppo consiliare dei Popolari, entra anche il sindaco del capoluogo Giacomo d’Apollonio. «È necessario dire la verità – ha affermato -. Essendo uno degli elettori sono certo che non c’era un candidato che fosse espressione ufficiale dell’area completa di centrodestra. Non lo è stato Felice Ianiro, come non lo è stato Alfredo Ricci. Dico questo per un semplice motivo: a noi amministratori non è stato comunicato. Durante la fase che ha preceduto il voto non siamo stati mai convocati e non c’è stato un percorso condiviso. Non parliamo di elezioni che coinvolgono i cittadini, essendo di secondo livello. La verità è questa e sfido chiunque a dirmi quando mai è stata fatta una riunione per la convergenza su un candidato. C’è stata la volontà di qualcuno, ma non una condivisione».
Ripercorsa, anche dal sindaco di Isernia, tutta la fase che ha preceduto la formalizzazione delle candidature. «Il mio nome è stato fatto come possibile figura di sintesi dell’area di centrodestra – ha spiegato -. Sono stato contattato e ho dato la mia disponibilità, ma a un’unica condizione: essere l’unico candidato della coalizione». Ma le cose, come è noto, non sono andate così, perché subito dopo la famosa riunione in Provincia del 3 agosto «diversi esponenti politici che avevano partecipato al tavolo dei partiti – ha detto ancora d’Apollonio – mi hanno comunicato che c’era un altro candidato, fortemente sostenuto dai Popolari per l’Italia e da una parte dell’Udc (non della provincia di Isernia). A quel punto, venuta meno la condizione che avevo posto, ovviamente ho declinato l’invito. Quello che è accaduto dopo non lo so. È spuntato il nome di Alfredo Ricci e visto che non esisteva nessun nome unitario, gli amministratori si sono sentiti liberi di votare il candidato in base a simpatia, conoscenza, amicizia, condivisione di obiettivi. Felice Ianiro è di certo una persona di livello, ma credo che – almeno per quel che riguarda Isernia e Venafro – abbia giocato un ruolo fondamentale il fatto che Ricci è molto più conosciuto. Con lui c’è stata la condivisione di un percorso politico e ha rivestito già diverse cariche ed era già stato candidato alla Provincia. E penso che questo sia stato suo valore aggiunto».
La bagarre in atto ha investito, inevitabilmente, anche Palazzo San Francesco, con una dura presa di posizione da parte dei Popolari. «Dopo le regionali – ha detto in merito d’Apollonio – abbiamo vissuto una stagione molto controversa, con i Popolari che hanno iniziato a reclamare una maggiore visibilità. Però è noto a tutti che non hanno mai chiesto un posto in giunta. Addirittura mi hanno detto che tale proposta era irricevibile. Il loro obiettivo era la presidenza del Consiglio. Nomina sulla quale il sindaco può incidere per il proprio voto e non in maniera diversa. In Consiglio non si è trovata una quadra, ma a farne le spese sono stato io. Per questo faccio un appello ai consiglieri a me vicini fin dall’inizio. Ci dobbiamo occupare dei problemi della città, non possiamo essere influenzati continuamente dall’esterno. Direi che è arrivato il momento di smetterla per fare quadrato sui problemi seri che questa città vive, perché è il nostro compito e quindi – ha concluso – invito tutti a lavorare insieme per il bene dei cittadini, per migliorare la loro qualità della vita. Io lo faccio ogni giorno con il massimo impegno, anche se vengo continuamente bersagliato e fatto ostaggio di richieste continue su cui non posso far nulla».
Deb.Div.

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