Probabilmente pochissime persone possono dire di non essere mai stati in visita all’Hospice di Larino. Però è sicuramente vero che nessuno di coloro che vi si è dovuto recare ne conserva un ricordo tetro o negativo. Piuttosto, si conserva la memoria di luogo della serenità, dove le parole chiave sono umanità, professionalità e assistenza d’eccellenza.
Nella struttura diretta dal dottor Mariano Flocco il fine vita è affrontato con dignità, mai da soli, con le cure sanitarie adeguate e la vicinanza dei propri familiari. L’Hospice qualifica il sistema sanitario molisano e lo rende riconoscibile nel resto del Paese.
Insieme all’università di Trento e all’Asrem, l’Hospice ha organizzato un convegno per riflettere sulla terapia del dolore, istituzionalizzata con la legge 38 del 2010, e capire se le cure palliative – che entrano in gioco quando le terapie non consentono più la guarigione, possono essere anche una risposta alla sofferenza globale.
«Sicuramente rappresentano una risposta alla sofferenza di chi ha un percorso di vita caratterizzato da dolore, da necessità di viverlo con dignità, scegliendo tra la famiglia o la struttura residenziale. In Molise – ha detto il direttore sanitario dell’Asrem Antonio Lucchetti – si è creata una rete che dà entrambe queste offerte, fatta da personale qualificato, che ha circa 400 utenti mediamente all’anno a livello domiciliare e circa 400 ricoveri anche a livello dell’Hospice».
L’obiettivo del responsabile dell’Hospice Flocco e del suo staff è quello di implementare e rendere più efficace possibile la rete delle cure palliative, di cui il centro di Larino è un presidio – quello strategico, il punto di riferimento – ma non l’unico.
«Noi ci battiamo molto – ha spiegato Flocco – per portare quel tipo di assistenza ideale che abbiamo all’Hospice a casa del paziente, che è il setting assistenziale più naturale. Cerchiamo anche di creare un personale fortemente motivato dal punto di vista lavorativo ma soprattutto con attitudine particolare per questo tipo di assistenza estremamente delicata e complessa. Quindi stiamo cercando di ottenere un’equipe multi-professionale che vada dal medico all’infermiere, allo psicologo, all’assistente sociale e a quello spirituale, il fisioterapista, l’operatore socio-sanitario e magari anche altre figure che individueremo e che ci permetta di assistere al meglio l’ammalato e la sua famiglia che a volte è persino più fragile del malato stesso a domicilio».
Ai lavori è intervenuto, fra gli altri, anche Italo Penco, presidente della Società italiana delle cure palliative. Che ha posto l’attenzione proprio sulle reti di assistenza. La legge del 2010, ha spiegato, «è formidabile nel senso che prevede tutto per i malati» ma sconta una certa difficoltà nell’attuazione. Alcune Regioni sono più avanti, altre soffrono di più. Magari c’è una struttura come l’Hospice ma si è carenti sul fronte dell’assistenza domiciliare, che è da preferire non solo perché è quella ideale ma anche dal punto di vista della sostenibilità finanziaria. «In un territorio come il Molise – ha aggiunto Penco – questo può fare la differenza in quanto bisogna dare anche ai parenti la possibilità di stare vicino al proprio caro e percorrere molti chilometri può essere una difficoltà». Attivare le reti e lottare «affinché queste reti si consolidino e vengano attuate», ha concluso, è la battaglia da portare avanti.

r.i.

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