Non si sono fatte attendere le dichiarazioni roventi dopo il via libera del Mise sul metanodotto Larino-Chieti. Con il decreto autorizzativo del ministero Legambiente Abruzzo torna a ribadire «l’inutilità dell’opera in quanto non strategica e di nessuna rilevanza pubblica e non in linea con gli obiettivi della sen (strategia energetica nazionale)».
L’associazione ambientalista ricorda che il tracciato di una lunghezza di 110 km che attraverserebbe tre province Campobasso, Chieti e Pescara interessando 26 comuni: Cupello, Furci, Monteodorisio, Scerni, Pollutri, Casalbordino, Paglieta, Lanciano, Castel Frentano, Orsogna, Poggiofiorito, Filetto, Casacanditella, Bucchianico, Casalincontrada, Chieti, Cepagatti, Rosciano, Pianella. In Molise: Larino, Guglionesi, Montecilfone, Palata, Montenero di Bisaccia, Tavenna, Mafalda e numerose aree protette a livello europeo: ben 16 SIC (Siti di Interesse Comunitario) e 1 ZPS (Zona di Protezione Speciale). In Abruzzo i SIC sfiorati sono: “Monti Frentani e Fiume Treste”; “Lago di Serranella e Colline di Garenna”; “Calanchi di Bucchianico (Ripe dello Spagnolo)”. Quelli direttamente attraversati “Bosco di Mozzagrogna (Sangro)”; “Boschi ripariali sul Fiume Osento”; “Fiume Trigno (medio e basso corso); “Gessi di Lentella”.
Le aree interessate sono fortemente sensibili sia dal punto di vista naturalistico-paesaggistico che dal punto di vista del dissesto idrogeologico. Il gasdotto – dichiara Luzio Nelli di Legambiente Abruzzo – non è strategico ai fini dei consumi del gas in quanto ci troviamo di fronte a una consistente riduzione, ma è strumentale solo per chi lo realizza, in quanto per stessa ammissione del proponente serve a connettere le aree per realizzare pozzi di stoccaggio. Tutto questo sarà meramente funzionale a sole logiche privatistiche e di mercato e non di servizio pubblico. Va ricordato che la Sen prevede la totale decarbonizzazione entro il 2025 con il raggiungimento del 55% dei consumi energetici da fonti rinnovabili (184 miliardi di chilowattore all’anno). Per raggiungere questi obiettivi bisogna aumentare del 70% l ‘energia prodotta da fonte rinnovabile cioè dovremmo raddoppiare la potenza fotovoltaica installata. Visto il calo della produzione di energia rinnovabile in questi ultimi anni, causata soprattutto dai ritardi del nostro paese sulle pianificazioni di fonti alternative, viene spontaneo chiedersi come faremo a colmare e a raggiungere entro il 2025 la quota del 55%? Riuscirà questo governo a dare forza alla sen e a fermare nella nostra regione la deriva a una eccessiva infrastrutturazione del gas (estrazione lago di Bomba con annessa raffineria comune di Paglieta e centrale Snam di Sulmona)? Se continuiamo a far finta di scegliere, continuando a puntare sul gas con questi numeri la rivoluzione energetica si fermerà e con essa anche le già deboli politiche inerenti i cambiamenti climatici». Stesso copione da Legambiente Molise, che si schiera per il no ribadendo proprio quanto già detto da Legambiente Abruzzo: «Un’opera inutile in quanto non strategica, di nessun interesse pubblico e non in linea con gli obiettivi della strategia energetica nazionale”. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha emanato, il 25 giugno 2018, il Decreto di Autorizzazione per il gasdotto Larino – Chieti, un’opera il cui tracciato ha una lunghezza di 110 km e che attraverserebbe tre province – Campobasso, Chieti e Pescara – interessando 26 comuni e soprattutto numerose aree protette, nonché l’area archeologica di Montenero. L’area del tracciato interessa inoltre 16 Sic (Siti di Interesse Comunitario) e 1 ZPS (Zona di Protezione Speciale), aree fortemente sensibili sia dal punto di vista naturalistico-paesaggistico, che dal punto di vista del dissesto idrogeologico. Da un punto di vista strategico, inoltre, l’opera non è in linea con la Strategia Energetica Nazionale che prevede la totale decarbonizzazione entro il 2025, con il raggiungimento del 55% dei consumi energetici da fonti rinnovabili». «Non riusciamo ancora a capire la necessità di realizzare un’opera così impattante dal punto di vista ambientale e altrettanto inutile dal punto di vista della pubblica utilità – dichiarano da Legambiente Molise – Il gas naturale può essere una soluzione per permettere una transizione energetica verso un futuro rinnovabile ma non deve essere il tappo che ferma lo sviluppo della produzione di energia da fonte rinnovabile. Altro elemento non trascurabile riguarda il rischio idrogeologico. Le aree interessate sono, per circa il 13% del tracciato, a forte rischio, come più volte comprovato, nel corso dei decenni, dai tanti e a volte vasti movimenti franosi verificatisi nell’indicata area molisana. In più non è da sottovalutare il rischio sismico indotto che si presenta con l’estrazione e lo stoccaggio del gas-metano. Il sottosuolo, infatti, viene sottoposto, alternativamente, nel corso dell’anno, ad un continuo alternarsi di rigonfiamento, ad opera della pressione impiegata per l’immagazzinamento e la successiva contrazione durante il periodo di estrazione, in condizioni, cioè, del tutto innaturali e quindi di difficoltoso controllo». «Facciamo appello – concludono da Legambiente Molise – ai parlamentari molisani affinché mettano in campo tutte le azioni necessarie per fermare quest’opera di cui né il Molise, né l’Abruzzo sentono il bisogno».

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