Servizio pubblico, ma non per tutti. Ci sono disagi per Arianna, una studentessa con disabilità di venti anni di Larino da poco iscritta all’Università. Vorrebbe raggiungere il capoluogo per frequentare le lezioni e sostenere gli esami ma un ostacolo le impedisce di utilizzare la corsa autobus della Sati che collega il centro frentano a Campobasso. In sostanza, il pullman è provvisto della pedana automatica che consente alla giovane in carrozzina di salire a bordo e di scendere dall’autobus nei rispettivi terminal. Il problema sorge quando bisogna allacciare la carrozzina alle cinghie di sicurezza. La ragazza racconta che l’autista si rifiuta di farlo e non le consente, in sostanza, di poter viaggiare. «Non so cosa prevede la norma in questo caso e se l’autista sia autorizzato a non farmi prendere il bus – spiega la studentessa di Larino – non voglio nemmeno prendermela con lui perché rispetto tutti ma la questione è un’altra, cioè di sensibilità e di umanità rispetto alla mia situazione e alla mia disabilità. Credo che sia un diritto quello di poter utilizzare il servizio e non mi sembra giusto che mi sia impedito di farlo solo perché l’autista non vuole assumersi la responsabilità di allacciarmi alle cinghie se non sono accompagnata da una persona da me incaricata di svolgere tale operazione di ancoraggio. E se anche queste persone sollevassero le stesse eccezioni dell’autista? In che circolo vizioso si finirebbe? Possibile che in questa società la paura paralizza la solidarietà? Quando i miei genitori non potranno più intervenire, come sarà la mia vita?» Il suo racconto, tiene a precisare la ragazza, non vuole sollevare una polemica e non vuole rappresentare un atto di accusa nei confronti di qualcuno ma semplicemente animare un dibattito sul tema dei diritti delle persone, di tutte le persone.
A stretto giro di posta è arrivata anche la volontà dello stesso conducente di chiarire la vicenda dal suo punto di vista.
«Sui social sono stato dipinto come un mostro, sono stato attaccato con parole fortissime, e non ci sto, tanto più che chi mi conosce sa che sono una persona da sempre attenta al prossimo e alle problematiche sociali».
Traspare molta amarezza quando raggiungiamo telefonicamente l’autista dell’autobus della Sati che copre la tratta Larino-Campobasso, il percorso che ogni giorno Arianna, la ragazza diversamente abile di cui vi abbiamo parlato nel articolo di 4 ottobre (LEGGI), deve percorrere per recarsi all’università. L’articolo che ha scatenato numerose reazioni, di solidarietà nei confronti della ragazza, ovviamente, ma anche commenti molto duri nei confronti del dipendente Sati.
«Premetto che il codice della strada mi vieta di alzarmi dal mio posto di guida. Umanamente sono vicino ad Arianna e non ho nessun problema ad avviare il sollevatore della pedana automatica che consente ad Arianna di salire a bordo, e sarei anche disposto ad aiutarla nell’operazione; ma non posso prendermi la responsabilità di agganciare la carrozzina ai fermi del sollevatore e di allacciarla alle cinghie di sicurezza. Cosa succederebbe se, per un qualsiasi motivo, le cinghie non risultassero correttamente allacciate e io fossi costretto ad una frenata brusca? Un episodio simile si è verificato a Torino: l’autobus ha frenato e purtroppo la persona caduta dalla carrozzina è morta.»
«A mio avviso la soluzione», continua l’autista, «E’ la presenza di un accompagnatore che non dico debba essere presente per tutta la durata del viaggio, ma che almeno aiuti Arianna nel fissaggio della sedia a rotelle prima di partire, e che all’arrivo a Campobasso ci sia qualcuno che la aiuti a scendere, visto che purtroppo il grado di disabilità della ragazza non la rende autonoma».

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