Come sempre, la processione di Sant’Amanzio martire ha fatto registrare un nutrito numero di partecipanti. Un rituale assai particolare, a cui la popolazione jelsese interviene con piacere oltre che con devozione. Un corteo numeroso ha sfilato sabato pomeriggio accompagnato dai pistonieri dell’Abbazia di Badia Calavena – che con i colpi dei loro trombini hanno fatto tremare le mura jelsesi – e dalle note della banda musicale Città di Gambatesa. Il santo è stato portato a spalla dai ragazzi dell’associazione che hanno percorso nel tardo pomeriggio le vie del paese sotto la direzione del parroco don Peppino Cardegna, che ha ricordato la figura del Santo martire. Amanzio subì il martirio sulla via Salaria, insieme a Getulio (uomo mobilissimo e dottissimo) e altri due suoi amici, Cereale e Primitivo poiché passarono il tempo a catechizzare le folle che a loro accorrevano da ogni parte. Segnalata l’attività all’imperatore Adriano furono arrestati dal Console Licinio e dopo vari tormenti furono condannati al rogo. Portata a spalle dalle ragazze dell’associazione anche la reliquia del santo, ritrovata in una cripta della Chiesa Madre donata come riportato nello scritto posto vicino a essa alle Terre e al Clero di Jelsi dalla Sacra R o m a n a Chiesa nel 1740. Presente anche Ermanno Anselmi, sindaco di Badia Calavena, il comune veneto in provincia di Verona patria dei trombini che ha assistito a tutti i festeggiamenti e si è intrattenuto insieme ai suoi compaesani fino al termine delle manifestazioni. La serata è proseguita con la coinvolgente esibizione dei Figli di madre Ignota, la banda di Milano che suona rumbe approssimative, polke indemoniate, klezmer inventati dal nulla. I lunghi fuochi d’artificio aperti e chiusi dai pistonieri di Badia Calavena hanno concluso la serata. Merito all’associazione che dopo 11 edizioni di successo continua a rinnovare la festa di Sant’Amanzio di anno in anno, con la particolarità e la creatività che ha da sempre l’ha contraddistinta.

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