Da giorni non si fa che parlare della banana, l’opera d’arte di Maurizio Cattelan esposta alla fiera d’arte contemporanea Art Basel Miami. L’invenzione irriverente dell’artista italiano ha provocato sconcerto, misto a indignazione, da parte del pubblico. L’opera, una vera banana attaccata al muro con lo scotch grigio, e venduta per 120mila dollari, però sabato scorso è stata mangiata da David Datuna, un visitatore a sua volta artista, che dopo averla staccata dal muro si è fatto filmare mentre la mangiava. Datuma ha spiegato che anche la sua era una esibizione artistica: Hangry artist, cioè Artista affamato, guadagnandosi anch’egli un po’ di popolarità con un gesto che sa tanto di autopromozione.
Intanto dal ‘Molise che non esiste’ arriva la risposta gastronomica all’opera d’arte di Cattelan: stesso sfondo, stesso nastro adesivo, ma al posto della banana l’orgoglio della tavola di Riccia, la famosa salsiccia piccante. La provocazione sta diventando virale sui social e c’è chi ha scritto ‘Molise è arte’.
L’idea in un primo momento è stata attribuita all’ex consigliere regionale Salvatore Ciocca che all’Ansa dice che mai avrebbe immaginato tanti messaggi e telefonate di compaesani divertiti per una semplice foto su Facebook.
«Come sta la salsiccia? Kaputt come la banana – risponde divertito -. A breve pubblicherò anche la versione con salsiccia di fegato. È la mia risposta all’opera d’arte di Cattelan, con la differenza che lui ha messo un prodotto importato, noi una cosa che facciamo da secoli. Preciso che il maiale, di cui abbiamo grande rispetto, si chiamava Pigmalione e il norcino si chiama Giosuè, nome evocativo: i nostri prodotti di norcineria richiedono abilità, competenza, e il nome di un profeta è quanto mai azzeccato».
«Non è una provocazione – aggiunge sempre all’Ansa l’ex consigliere regionale molisano – ma un segno di rispetto per la nostra tradizione, una cosa che non è staccata da un albero, ma è fatta con carne di maiale, sale, peperoncino insaccato nel budello e fatto essiccare piano piano davanti al camino».
Più tardi però con un post sempre su Facebook Ciocca infittisce il mistero: «Ué… a scanso di equivoci… non sono io l’autore di questa fantastica opera… ho solo contribuito a diffonderla perché eccezionale e a scherzarci su con qualche amico. Onore all’artista che ha saputo coniugare l’arte con le nostre tradizioni. È un genio»

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