E’ ancora vivo l’eco della sua ultima mostra da profeta in Patria (d’adozione) al Castello svevo, che ha aperto nel migliore dei modi il cartellone estivo. Parliamo dell’artista Fredy Luciani, che con le Atmosfere nell’infinito azzurro della costa molisana ha ammaliato migliaia di visitatori in pochi giorni, nell’ultima settimana di giugno. In questo mese di settembre, Fredy Luciani esporrà alla kermesse internazionale “Spoleto Art Festival”, in qualità di artista invitato. In uno storico palazzo della via più antica di Spoleto, sarà inaugurata col vernissage il prossimo 21 settembre la rassegna dello Spoleto International Art, riservata agli artisti protagonisti dell’arte contemporanea internazionale. Il giorno prima, alla vigilia, spazio a critici e galleristi. Fredy Luciani, con tecnica innovativa propria, ha realizzato dipinti di grandi dimensioni, di recente produzione, raffiguranti tematiche di attualità che vedremo in mostra a Spoleto. Le opere sono inserite nella edizione speciale che Mondadori Arte ha pubblicato per Spoleto International Art. Continua per Fredy Luciani il percorso artistico Estate 2017, iniziato per l’appunto con la mostra al Castello Svevo di Termoli, mostra che ha richiamato l’interesse dei tanti vacanzieri che hanno soggiornato nella nostra città, ottenendo consensi come sempre positivi dagli organi di stampa e dalla critica. Fredy Luciani, vanta le seguenti onorificenze accademiche: Accademia “Populorum Progresso”di Roma, Accademia del Fiorino di Prato, Accademia Nazionale “Le Muse “di Napoli, Accademia “Alternativa” di Firenze, Accademia “Tiberina” di Roma. Oggetto di numerose recensioni da parte degli organi di stampa italiana e estera, si vede inserito in varie pubblicazioni del settore tra cui: Annuario d’Arte moderna italiana, Top Art, Arte Mercato, Molise Art, Leader Bolaffi, Arte Comanducci. E’ inoltre presente in importanti collezioni in Italia ed all’estero. Hanno scritto sull’artista insigni critici quali: Paloma Picasso, Vittorio Sgarbi, Carmine Benincasa, Jose Rimanelli, Alberto Gervaso, Alessandro Masi. Inoltre: Renato Guttuso, Remo Brindisi e Ibrahim Kodra. Hanno scritto di lui: Paloma Picasso, «La sensibilità dell’amico Fredy è schiva da compromessi, la sua disponibilità è immensa i temi umani ed attuali. Vittorio Sgarbi Non si tratta comunque di un citazionismo, di un esibizionismo, né tanto meno di un accademismo provinciale, così frequente nelle ultime noiosissime espressioni dell’avanguardia». Alessandro Masi, «Fredy a differenza di molti artisti suoi conterranei, non riproduce proprio il essere nello specchio della tradizione, ne riflette le sembianze della storia o la memoria archetipale di un atavico portato di sostanza culturale. La sua pittura, piuttosto, rivoluzionaria la lingua primigea stravolgendo l’alfabeto della visione per mezzo di un totale diniego dalla sintassi usuale, lasciando il segno di se. Il suo gesto incanta, il suono di questa luce rompe il vincolo della storia. Dentro la cittadella di questa cultura tutto si agita come se la realtà non fosse vera e come se il vero fosse un’altra realtà». Carmine Benincasa, «Lontano dal fragore delle mode e delle tendenze, distante da ogni sorta di isma o di geometrizzazione del pensiero creativo, la ricerca del pittore Fredy Luciani vive il tempo dì una stagione nuova. La sua pittura racconta il mondo e raccontando se stesso si tramuta in un poema di luce, che vorrebbe liberare gli uomini dalle tenebre, rendendo storia la cronaca. Il suo gesto, il suo segno, il suo colore, sono traccia di una ragione abbandonata sulla soglia della poesia. Inesatta ma incantata, imperfetta ma umana, poche incline alla retorica dei Bizantini ma prossima al cuore del mondo». Ibrahim Kodra, «Ho visto le foto di Fredy Luciani, è da pensare che in un periodo storico così confuso e riuscito a dare vita a un’armonia cromatica esemplare. La sua ricerca oggi consiste nel dare vita a immagini che rappresentano La nostra epoca. E riuscito a presentare un mondo poetico che dovrebbe rivelare sensazioni ancora da scoprire in questo nostro mondo storico». Jose Rimanelli, «Ciò che negli occhi mi resta è una certa familiarità di percorso; il caldo respiro cromati che gli ovatta, la geometrica intelaiatura di spazi nel direzionale continuo di idee, la pergamena di vene che a fiotti gravitano di figurazioni componendo una tela, raggi dall’apparenza polimaterica si riflettono in un riverbero di colore…».

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