Collaborazione e sinergia su tre livelli, quella che ha permesso alla Soprintendenza archeologica e dei Beni culturali di riavere un’anfora antica risalente a oltre duemila anni fa, classificata tra il primo e secondo secolo Avanti Cristo.
Parliamo di 3 livelli poiché il primo gesto, spontaneo e da apprezzare, anzi, sottolineare, è quello di un privato cittadino, che dopo la morte del padre ha ritrovato nella cantina del genitore scomparso l’oggetto di età romana classica, di grandissimo valore culturale, al di là di quello potenzialmente di mercato.
Da qui, con la denuncia alla stazione Carabinieri di Termoli, la compagnia, guidata dal maggiore Fabio Ficuciello, che già aveva gestito la tutela del beni culturali del patrimonio artistico nella sua missione in Kosovo, prima di rientrare in Italia, quand’era tenente, ha deciso di contattare immediatamente la sezione regionale del Mibact e ieri mattina l’ha riconsegnata nelle mani dei funzionari Diletta Colombo ed Egidio Incelli, che hanno rappresentato anche la Soprintendenza napoletana, competente per territorio, in nome e per conto della dottoressa Teresa Elena Cinquantaquattro.
I dettagli sono stati diffusi nella conferenza stampa ospitata nella sala riunioni della compagnia dell’Arma in via Brasile, a cui hanno preso parte il maggiore Ficuciello, i due funzionari archeologici e il sottufficiale Filippo Cantore. Alla morte del padre, un uomo di Termoli l’ha trovata nella soffitta della casa di famiglia e, intuendone il valore, ha contattato i Carabinieri.
Probabile viaggiasse verso l’Egeo per essere scambiata con altre merci o con gli schiavi. Per il maggiore Fabio Ficuciello, che ha sottolineato l’importanza del gesto compiuto dal termolese, «E’ una soddisfazione aver concorso alla restituzione di questo bene culturale – ha spiegato -. Dobbiamo ringraziare la sensibilità di un cittadino termolese». L’antica anfora sarà prima conservata in un deposito idoneo, poi catalogata, sottoposta a studi e quindi esposta in un museo.
Gli stessi funzionari della Soprintendenza hanno ribadito come sia fondamentale agire come ha agito il cittadino la scorsa estate, poiché spesso c’è chi per paura, diffidenza o anche disinteresse, nasconde o peggio distrugge reperti e cimeli di enorme interesse culturale.

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