«Siamo in balia delle onde, non siamo tutelati dal nostro Governo. Dovrebbero far capire alle autorità croate che quando è palese che si tratti di un errore non possono catturare un peschereccio e lasciare un equipaggio impaurito per due o tre giorni su un’isola deserta d’inverno come Lissa».
L’armatore del Nuovo Trenta Carrini, Basso Cannarsa, commenta così, al di là della dinamica sul presunto sconfinamento, avvenuto per mero errore, condizionato dal maltempo che non ha permesso al radar di segnalare la presenza di uno ‘scoglietto’ – così viene chiamato in gergo – nei pressi dell’isola di Sant’Andrea, al limite delle acque territoriali croate.
Tutto è bene quel che finisce bene, ma dalle parole di Cannarsa si evince che la vicenda, toccata nello scorso fine settimana al peschereccio termolese e un mese prima a uno della flottiglia di Pescara, vada risolta in termini diversi, senza rischiare più autentici agguati da parte delle motovedette della Croazia.
Insomma, è bastata una errata valutazione della posizione rispetto al dettato cartografico, per far sì che scattassero sequestro e sanzioni che hanno sfiorato i 4mila euro.
I componenti dell’equipaggio e il comandante sono stati abbordati alle 16 e solo all’una di notte, dopo il controllo a reti e pescato, sono stati interrogati. Nemmeno le reti usate andavano bene per le autorità croate.
Dagli uffici dell’armatore avevano segnalato lo sconfinamento, ma nel momento in cui si stavano ritirando a bordo le reti è arrivata la Guardia costiera del posto, stiamo parlando di un quadrato da 12,5 a 11,7 miglia marine, questa la distanza al termine dell’ultimo scarroccio. Ai 4 sono stati ritirati anche i documenti. Hanno atteso quasi altre 24 ore prima di poter sapere l’entità delle sanzioni e poi il sabato mattina, com’è noto, sono ripartiti.

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