«Una sconfitta politica, una sconfitta dei tecnici e una sconfitta della dirigenza sanitaria».
La chiusura del punto nascita a Termoli, letta da Cittadinanzattiva Molise. Mario Vitarelli, coordinatore regionale del Tribunale per i diritti del malato, evidenzia come anche in questa decisione sia evidente che le esigenze dei pazienti non sono tenute nella giusta considerazione.
Una sconfitta politica, intanto, perché «dopo un azzeramento quasi totale del debito sanitario, avvenuto nel 2006, non si è riusciti né ad evitare le condizioni del commissariamento, né ad avere in 11 anni quell’inversione tale da ricondurre il servizio sanitario regionale ad una gestione ordinaria. Una sconfitta dei tecnici perché non si è riusciti a comprendere e tutelare le esigenze dei cittadini molisani e una sconfitta della dirigenza sanitaria perché non sempre si è riusciti ad andare oltre l’interesse e la convenienza personale», sottolinea Vitarelli.
Che Termoli fosse sotto standard, quanto ai numeri, era noto da tempo ma «poco o nulla, fino ad oggi, è stato fatto per mettere in atto politiche e azioni tali da invertire la tendenza ed evitarne la chiusura». Un altro atto di riorganizzazione ma diverso da quelli che hanno riguardato il Ss Rosario e il Vietri o la neurochirurgia di Campobasso perché «riporta al già esistente problema dello spopolamento e invecchiamento del Molise, al quale si aggiunge la migrazione dei pazienti che avevano questo riferimento per le nascite nel basso Molise, dove non sarà più possibile nascere».
Ma perché le donne scelgono di partorire altrove, come pure il ministro Grillo ha commentato?
«Le persone che si spostano in luoghi più lontani lo fanno con sacrificio, sia in termini di spostamento che in termini economici, quindi per quale motivo preferiscono questi disagi? Sono state rilevate le esigenze e i bisogni di questi utenti? Proprio questo è uno dei problemi alla base della riorganizzazione del servizio sanitario, dove molto spesso non vengono consultate e tenute in debita considerazione le esigenze e i bisogni dei pazienti – prosegue Vitarelli – Nella riorganizzazione dei servizi infatti gli unici che generalmente non vengono coinvolti sono proprio gli utenti: cittadini e pazienti. Ogni giorno, presso lo sportello del Tribunale per i Diritti del Malato, riceviamo segnalazioni da parte di utenti, segnalazioni che puntualmente riportiamo all’azienda in tutta la loro gravità ed urgenza, in maniera cruda, e che il più delle volte restano inascoltate e senza una risposta. Purtroppo chi non vive determinate situazioni non può comprenderle; chi non sa cosa voglia dire essere costretto a rimanere in casa a guardare un soffitto perché non gli viene consentito di poter uscire dalle mura domestiche, chi non è costretto a pagare per ottenere servizi che dovrebbero essere garantiti non può capire cosa vuol dire e non può comprendere il peregrinare per uffici per ottenere i propri diritti. Solo chi vive determinate condizioni può capirne i sacrifici, le complicanze, le difficoltà che si hanno nell’affrontarle; problematiche grandi come dei macigni che si riversano sui pazienti e sulle famiglie».
Non coinvolgere i pazienti e le associazioni che li rappresentano comporta che poi nelle decisioni la loro voce non c’è. «Il concetto di accountability, cioè il dar conto dei risultati ottenuti e delle azioni attuate, in Molise è ancora qualcosa di sconosciuto. Tra qualche giorno non sarà più possibile venire al mondo nel punto nascita di Termoli, e seppur i dati fossero noti già da tempo alla dirigenza sanitaria, alla parte politica e alla struttura tecnica, nessuno si è adoperato per mettere in campo azioni tali da invertire la tendenza e tentare di salvare il punto nascita, come è stato fatto ad Isernia.
Questo fallimento, che ovviamente ha tanti colpevoli ma nessun responsabile (come tutti gli eventi che hanno interessato il sistema sanitario regionale) speriamo che serva ora – conclude Vitarelli – a riportare un atto di responsabilità ed azzerare tutte le contrapposizioni, gli scontri di parte e gli interessi di sorta, che sono solo nocivi, e porti ad un dialogo collaborativo tra tutte le parti interessate alla riorganizzazione del sistema sanitario per rimettere al centro l’interesse dei pazienti molisani (i quali non possono solo subire gli aumenti delle accise) e la gestione della sanità in Molise non resti solo una continua emergenza».

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