Non c’è stato il pienone atteso e sperato, ma tra 200 e 300 persone si sono assiepate nel parcheggio dell’ospedale San Timoteo, non proprio confortevole viste le auto in sosta, che si spostano e modificano anche l’assetto del presidio. Ma il segnale c’è stato e se un esponente pentastellato come Vittorio Nola, riconoscendone il successo, ha affermato di poter considerare l’idea di tornare indietro, non tutto potrebbe essere perduto sulla sorte del Punto nascita di Termoli. Alcune centinaia di persone, dalle 10, ma meno di quello che sinceramente avremmo atteso, vista la polemica furibonda sollevata sul territorio, hanno animato una iniziativa che comunque ha fatto capire a chi di dovere che Termoli deve conservare la sigla L113, quella che identifica sui documenti anagrafici e che attesta dove si è nati. Sotto un sole che si è fatto sentire, tantissime donne, ma anche uomini, bambini, amministratori di ogni livello, associazioni, comitati e gente comune, sono scesi in campo per urlare col megafono tutte le ragioni di un territorio, di una identità, delle origini. Radici che non possono essere estirpate. A testimonianza di ciò decine di cartelli realizzati nelle case, perché questa è stata una protesta varata in pochissimo tempo, davvero spontanea, nata sull’onda emozionale di ciò che ha significato apprendere della chiusura del Punto nascita. A intervenire pubblicamente il sindaco Francesco Roberti, che ha dichiarato che si vedrà assieme ai colleghi con la delegazione parlamentare nel pomeriggio, che ha dato mandato ai legali per impugnare i decreti attuativi, che chiederà un incontro al Capo dello Stato e che se dovesse servire, organizzerebbe la “Marcia su Roma”. Dalla manifestazione diurna alla fiaccolata serale, questa sarà la probabile evoluzione del sit-in di protesta che ha avuto luogo stamani sul piazzale dell’ospedale San Timoteo di Termoli. Presenti quasi tutti i sindaci del basso Molise, parlamentari, assessori, consiglieri comunali, provinciali e regionali, anche se le parole della gente comune è stata rivolta contro la politica che ha prodotto danni. Danni che si vorrebbero rimediare, da qui l’appello di Roberti a guardare e lottare per il futuro e smetterla col passato. Tra i passaggi più significativi quello del dottor Giuseppe Pranzitelli, che ha letto il testo della petizione lanciata stamani, raccogliendo le firme nel corteo, ma non in forma organizzata per la ristrettezza dei tempi. C’è chi si è lamentato della poca partecipazione, ma gente ce n’era e siamo certi che seppur poteva essercene maggiore, è stato gettato un sempre importante. Le oltre duecento persone al grido di “Save sanità pubblica” hanno manifestato davanti all’ospedale ‘San Timoteo’ di Termoli per dire no alla chiusura del punto nascita. Ieri entrava in vigore il decreto firmato dal commissario alla Sanità per il Molise Angelo Giustini; dal reparto di Ostetricia è iniziata la fase di dimissioni delle partorienti, alcune hanno scelto di recarsi nell’ospedale di Campobasso, altre in quello di Vasto, altre ancora in quello di Pescara. Alla protesta, organizzata dal gruppo “donne&mamme di Termoli”, erano presenti varie associazioni tra cui il Movimento per la vita del Molise, con la presidente Rita Colecchia, il Comitato San Timoteo, il Forum per la sanità pubblica e anche sindacati. «Mi è sembrato giusto essere presente oggi ho preso un giorno di ferie dal lavoro perché dobbiamo essere unite contro questa scellerata decisione è impensabile che una donna in attesa di un bambino possa fare chilometri per andare a partorire perché se il parto è programmato e semplice ed è come dovrebbe andare sarebbe anche fattibile ma pensiamo a un distacco di placenta al settimo o ottavo mese come ci arriva questa donna a Campobasso o a Isernia dissanguata? – ha riferito una delle partecipanti – Con le strade fatiscenti che abbiamo? Con i percorsi impossibili da fare semafori e lavori in corso è assolutamente improponibile e quindi mi sono sentita di venire anche se sono fuori tempo massimo per partorire ma per i diritti di tutte le donne». «Sono molto disorientata e agitata perché comunque a livello psicologico ero preparata che nel momento in cui dovevo partorire lo avrei fatto a Termoli il mio secondo giglio con il precedente mi sono trovata bene penso che andrò a Vasto perché è più vicino Campobasso con il traffico della Bifernina la vedo dura». Non solo, «E’ stata una vergogna e una grossa delusione apprendere questa notizia mi auguro che la manifestazione serva a far capire che noi abbiamo bisogno di questo punto nascita perché i nostri bambini devono nascere e avere un appoggio non si possono fare 50-60 km per un problema un bambino che sta male in macchina c’è l’ospedale di Termoli che accoglie un bacino di utenza che è enorme perché chiuderlo? Molta paura non lo nascondo perché come sappiamo può capitare di notte mettersi in macchina con la preoccupazione di lasciare un bambino piccolo e scappare la paura è tanta». «Non so ancora dove andremo, mia moglie dice che siamo molisani, il nostro secondo genito vorrebbe nascere in Molise ma i collegamenti con Vasto sono sicuramente migliori ma vedremo mi auguro che serva a qualcosa e quindi il piccolo lo facciamo nascere a Termoli». «Mancano due mesi alla fine della gravidanza e sono preoccupatissima e anche un po’ in ansia avevo scelto di partorire a Termoli e adesso non so dove andare e quindi chiediamo assolutamente che il punto nascita non venga chiuso». «Si chiude il punto nascita, ma non si attiva una rete di emergenza ed è ancora più pericoloso. Questa idea non è di oggi, ma parte da molto lontano. Noi rivendichiamo il diritto di avere un ospedale. Tutti insieme dobbiamo fare una battaglia congiunta. Se è il caso faremo anche una marcia su Roma». Sono le parole del sindaco di Termoli, Francesco Roberti, che ha contattato gli avvocati Vincenzo Iacovino e Massimo Romano per preparare un’impugnativa. Sono state raccolte, intanto, 400 firme per la petizione da inviare al ministro alla Salute e ai vertici della Regione Molise. La raccolta proseguirà in uno spazio del Municipio concesso dal sindaco. «Abbiamo già dato mandato ai nostri legali di impugnare gli atti firmati dal commissario e dall’azienda sanitaria e abbiamo chiesto un incontro e stiamo comunicando i dati per andare a Roma da Mattarella e Grillo dopo ci siederemo tutto a tavolino per programmare il nuovo piano operativo sanitario come dice la legge ascoltando anche i sindaci perché il San Timoteo non è l’ospedale di Termoli ma di 105mila residenti in una viabilità precaria, in un territorio ad alto dissesto idrogeologico per cui oggi c’è una strada domani viene bloccata male fa chi racconta che non vogliamo andare a partorire ad uno ospedale che dista solo 30 chilometri da Termoli ma è illogico quello che ci hanno raccontato e messo in campo se c’è un debito sanitario iniziassero a pagare anche le aziende private perché non si può sempre andare a discapito delle aziende pubbliche», ha ribadito Roberti. C’era anche Annaelsa Tartaglione, «Ho voluto prendere parte al sit-in per difendere l’ospedale San Timoteo e per ribadire la nostra contrarietà alla chiusura del punto nascita. Le donne del Molise devono avere gli stessi diritti di tutte le donne che decidono di mettere al mondo dei figli! Sappiamo bene quali siano le problematiche, ma dobbiamo evitare oggi di perdere tempo in una inutile caccia al colpevole e capire piuttosto quale sia la strada migliore per difendere la nostra salute e i nostri diritti costituzionalmente garantiti. Questa battaglia va oltre ogni colore politico… dobbiamo chiedere con forza al ministro della Salute Grillo la sospensione del provvedimento. Termoli è la città con il maggior traino produttivo, la più popolosa del Basso Molise e la seconda in assoluto della regione e ha un bacino d’utenza che in estate va ben oltre i 100mila abitanti. Servono quindi serie strategie in grado di riportare i pazienti in Molise ed evitare pericolosi effetti a catena che causerebbero la chiusura di altri reparti, l’aumento delle tasse e la fine stessa dell’autonomia del territorio. No a cittadini di serie A e di serie B, il governo intervenga presto! Altrimenti con l’esplodere della stagione turistica l’emergenza potrebbe trasformarsi in un vero e proprio dramma a danno di tutti noi». Per il Movimento 5 Stelle, «Siamo ormai prossimi all’approvazione del nuovo Piano Operativo Sanitario 2019/2021 redatto da Agenas. È in questa fase, ormai vicina – spiega il gruppo regionale M5S – che occorre individuare un percorso condiviso e mostrare che una programmazione della sanità, non dettata solo dall’emergenza, anche in Molise è possibile. Ecco perché oggi abbiamo partecipato alla manifestazione al San Timoteo insieme a tante mamme che chiedono di tenere aperto il Punto nascita di Termoli. La nostra linea è molto chiara – affermano i pentastellati – il nuovo Piano operativo dovrà tener conto degli ospedali pubblici, della rete dell’emergenza urgenza e dei servizi territoriali. In questa direzione è quindi necessario che l’ospedale di Termoli riacquisti la piena funzionalità, compreso il Punto nascita individuando, da oggi a 2 anni, un programma operativo che consenta di raggiungere non solo i 500 parti, ma anche tutti gli standard si sicurezza previsti. Da domani – concludono i portavoce regionali M5S – ci impegneremo in questa direzione per garantire il diritto alla salute anche per i cittadini bassomolisani che in questo momento stanno subendo il peggior disservizio». Poi, incontro a 4 coi sindaci del basso Molise in sala consiliare, a Termoli. I parlamentari che hanno risposto all’invito di Francesco Roberti e dei colleghi primi cittadini sono stati tutti eletti alla Camera dei deputati, ossia Annaelsa Tartaglione, Giusy Occhionero Rosa Alba Testamento e Antonio Federico. Alla presenza degli stessi avvocati che cureranno il ricorso al Tar Molise.

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