Corsa contro il tempo per presentare il ricorso amministrativo al Tar Molise con cui provare a rispedire al mittente il provvedimento di chiusura del Punto nascita di Termoli. Per questo, nell’incontro di due sere fa alla sala consiliare di Termoli, tra sindaci e deputati, c’erano anche i legali Massimo Romano e Vincenzo Fiorini (studio Iacovino), che materialmente lo redigeranno. L’obiettivo è quello di ottenere una sospensiva lampo, che annienti gli effetti del decreto attuativo con cui viene impedito il ricovero delle puerpere all’ospedale San Timoteo. Per Massimo Romano: «C’è una rivendicazione del diritto alla salute». Un tentativo per cercare di cambiare qualcosa. Questo è stato lo stimolo, la linea guida, della riunione che si è tenuta nella sala consiliare del Comune di Termoli, alla presenza dei sindaci del Basso Molise, dei parlamentari Annaelsa Tartaglione, Antonio Federico, Rosa Alba Testamento e Giuseppina Occhionero e del sindaco Francesco Roberti. Una seduta dove, la tensione e la preoccupazione per la situazione attuale, sono state spinte prorompenti nella ricerca di una soluzione rapida e decisa. Il filo rosso che cerca di mantenere, nella maniera più solida, i pezzi di questa situazione, è la fonte di unione tra le parti. Forse un’ispirazione o semplicemente un adattamento allo stato delle cose, ma sicuramente l’unica cosa da fare davanti a questo orizzonte. Uno sfondo che non richiama alle bellezze marine della città, ma che si riflettono nello stato di ansia e preoccupazione dei cittadini. Un condensato di nuvole, all’interno del quale, i sindaci e i parlamentari, cercano di trovare uno spiraglio di luce. L’incontro avvenuto in Comune, è servito a gettare le basi per cercare di fermare il provvedimento della struttura commissariale e dell’Asrem. Su questo, l’avvocato Massimo Romano afferma: «Abbiamo messo a punto, alcuni aspetti tecnici di assoluto rilievo. I quali saranno sottoposti, all’attenzione del tribunale Amministrativo. Auspicando, in un pronunciamento anche propulsivo, che tenga conto del fatto che non si possa imputare agli utenti e ai sindaci, l’inadempimento di una struttura commissariale che, da 10 anni, governa la Regione Molise. Su queste basi e tutte le altre considerazioni, che vanno dalla violazione del programma operativo, alle contraddittorietà che riguardano l’esplosione della mobilità passiva derivante dai ricoveri fuori Regione. Ma senza dimenticare che oggi, non abbiamo contezza di quali misure siano state predisposte dai nosocomi delle Regioni limitrofe, per garantire all’utenza molisana il diritto alla salute. In questo caso, connesso alla Ostetricia e ginecologia». Un tentativo per ribaltare una situazione critica. Ma anche per contrastare e cancellare, quella sensazione generale che impregna le considerazioni dei cittadini, di abbandono. Il quale scaturisce rabbia e frustrazione, che trovano terreno fertile nell’apparente o forse reale, improvvisa presa di coscienza di una situazione non figlia del momento. Federico ha riferito come il clima dell’incontro sia stato cordiale e «abbiamo provato tutti ad essere molto concreti, nonché realisti. Come ormai noto il Comitato nazionale percorso nascite ha stabilito che non vi fossero più le condizioni minime di sicurezza per tenere aperto il punto nascite sulla base di standard stabiliti nel 2010 e approvati dalla Conferenza Stato-Regioni nello stesso anno, ordinando di fatto alla struttura commissariale la sospensione del servizio. La questione è legata al numero di parti annui che risulta essere ben al di sotto della soglia dei 500, che è già di per sé una deroga all’optimum che è rappresentato da 1000. Le esigenze della popolazione e le legittime richieste dei sindaci hanno però trovato la nostra piena disponibilità nell’avviare una interlocuzione diretta con il Ministero della Salute e con i componenti del Comitato nazionale, affinché vengano rappresentate tutte le criticità legate a questa scelta e formulate, ove possibile, proposte risolutive per la riattivazione del servizio. Ho già avuto conferme dal Ministero per un incontro con il Comitato percorso nascite che potrebbe esserci già la prossima settimana, magari proprio a Termoli. Altro nodo è la ormai prossima presentazione della proposta del nuovo Piano Operativo che Agenas ha redatto e che avrà bisogno di tutta l’attenzione e di un percorso condiviso dalla struttura commissariale con operatori, amministratori e cittadini. Anche su questo aspetto ho già avuto rassicurazioni. Promuovere una sanità pubblica e di qualità significa renderla sostenibile, accessibile a tutti e sicura». «La chiusura del punto nascita di Termoli l’ho già definita una scelta elettorale e lo confermo». Lo ha dichiarato la parlamentare molisana, Giuseppina Occhionero, a margine dell’incontro di lunedì, che si è svolto a Termoli, con alcuni sindaci della zona.
«Siamo stati sollecitati insieme ad altri colleghi – ha spiegato la deputata di Liberi e Uguali – a farci promotori di iniziative forti a sostegno della proteste che, dopo la piazza, devono ora trasformarsi in proposta e azione politica. Cercheremo di fare ogni cosa pur di restituire all’ospedale di Termoli un reparto così importante ma – ha aggiunto l’onorevole Occhionero – faremo di tutto per garantire il diritto di ogni mamma e di ogni neonato di ricevere le cure di cui hanno bisogno nel posto più vicino a casa». La scorsa settimana, Giuseppina Occhionero, è intervenuta a Montecitorio proprio per contestare la decisione di chiudere il Punto Nascita: «Ho appena depositato un’interrogazione al ministro Grillo – ha dichiarato la parlamentare – ma stiamo valutando la possibilità di chiedere un incontro, allargato anche ai tanti sindaci della zona, al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella». Nella vicenda si è inserito anche Ulisse Di Giacomo, «Il Comitato Percorso Nascite è un organismo consultivo del Ministero della Salute che ha il compito di vigilare affinché Regioni e Province rispettino i requisiti e le procedure previsti dall’accordo Stato – Regioni in tema di sicurezza per la madre e per il nascituro nel percorso al parto. Recentemente, con decreto ministeriale, è stato ad esso assegnato anche il compito di vagliare le richieste provenienti dalle regioni di deroga al numero minimo di 500 parti richiesto per la sopravvivenza di un Punto Nascita. Questa premessa è fondamentale per capire come muoversi per cercare di risolvere il problema del Punto Nascita di Termoli. La Regione Molise dovrebbe chiedere una deroga per Termoli giustificandola con il fatto che i nati in Molise sono circa 1800 all’anno, quindi sufficienti a tenere in vita 3 punti nascita, e partendo dal presupposto che il punto nascita di Campobasso non è di II livello ( per il quale sarebbero necessari oltre 1000 parti ) bensì di I livello. Allo stesso tempo bisognerebbe chiedere al Commissario Giustini, che ne ha la titolarità, di re-inserire nel nuovo Pos 2019/2021 la presenza del punto nascita a Termoli, chiedendo una nuova verifica sul numero dei parti alla scadenza del Pos. Di pari passo naturalmente, è necessario dotare il reparto di Ostetricia del San Timoteo del personale necessario, compatibilmente con la carenza di medici. Le possibilità di successo dipenderanno dal fatto che tutti remino nella stessa direzione, senza furbizie e senza pensare di assumersi i meriti di un eventuale raggiungimento dell’ obiettivo». Intanto, stamani, alle 10, conferenza stampa del comitato San Timoteo, «Chiusura del Punto nascita e del Nido al San Timoteo di Termoli. Nuovo P.O. 2019-20121, Riflessioni, proposte e iniziative del Comitato. Alle ore 10 nei locali della Parrocchia San Timoteo (sede del Comitato) in via G. Pepe, 10 di Termoli, è indetta una conferenza stampa relativa alle criticità del servizio sanitario regionale, in particolare dell’Ospedale San Timoteo di Termoli, soprattutto con la chiusura del Punto nascite e del Nido. Occasione per indicare, un piccolo contributo di idee, proposte e azioni che il Comitato, con l’auspicio che siano ritenute utili e confacenti, da chi di competenza, al fine di affrontare e risolvere le annose problematiche e i disagi per i cittadini. Momento importante, anche in vista dell’approvazione del Patto per la Salute 2019-2021, in corso di stesura, con il quale c’è la possibilità di modificare il famigerato Decreto Balduzzi: D.M 70/2015 (Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera), che ha comportato la perdita del Dea di II° livello, e avere nel Molise un solo Ospedale con Dea di I° Livello, e quanto di più negativo si è potuto registrare in questi ultimi anni di attuazione del P.O.S. 2015-2018, approvato con legge dello Stato e tuttora vigente, portando il servizio sanitario regionale in grave difficoltà fino alla chiusura di interi reparti nei presidi ospedalieri pubblici. Momento importante anche per la nuova programmazione del servizio sanitario regionale per il prossimo quadriennio 2019-2021».

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