Nell’autunno caldo del comparto metalmeccanico arriva anche la protesta di giovedì 31 ottobre, con cui le organizzazioni sindacali che lo proclamano intendono accendere i riflettori sui dubbi che minano le prospettive future. «Lo sciopero del 31 ottobre non deve apparire come un mero atto retorico da parte del sindacato ma un momento di ulteriore riflessione per il delicato momento che l’industria metalmeccanica sta attraversando». Lo afferma il segretario regionale della Fim-Cisl Molise, Riccardo Mascolo. «È sotto gli occhi di tutti lo stallo che l’industria dell’auto sta subendo, è in balia della insicurezza sulle scelte future da parte degli industriali. I lavoratori interessati non possono affrontare il loro futuro sperando ogni giorno sulle dichiarazioni degli imprenditori inerenti a futuro investimenti che in modo alterno in giorno si confermano e il giorno dopo vengono smentite. Manifestare significa attirare l’attenzione delle istituzioni affinché il Made in Italy continui ad essere protagonista nel nostro Paese ma soprattutto all’estero. Non possiamo più aspettare il tempo stringe e soprattutto per quei territori con i vari siti situati nel Sud Italia. Termoli è uno di questi. Riteniamo che questa realtà debba avere la giusta considerazione da parte della Fca per quello che ha prodotto in questi anni e per quello che rappresenta per il Molise. Per fermare le crisi industriali e occupazionali, far ripartire gli investimenti, riformare ammortizzatori sociali, la tutela della salute e la sicurezza sul lavoro». Fim Fiom e Uilm proclamano due ore di sciopero (l’Ugl 4) per tenere assemblee in tutti i luoghi di lavoro e discutere con le lavoratrici ed i lavoratori della mobilitazione necessaria nei confronti delle imprese, del Governo e del Parlamento per contrastare le crisi aziendali attraverso gli investimenti pubblici e privati per il rilancio della crescita economica e sociale attraverso la salvaguardia dell’occupazione e la tutela della salute e sicurezza.
I metalmeccanici sono consapevoli della responsabilità generale che hanno nell’industria e nel Paese e vogliono essere protagonisti dei grandi cambiamenti tecnologici e ecologici necessari a salvaguardare la vita e l’occupazione di chi lavora.
«In Italia stiamo assistendo ad una situazione insopportabile: aumenta il ricorso agli ammortizzatori sociali, gli annunci di chiusure di interi stabilimenti in tutti i settori dall’elettrodomestico, alla siderurgia, all’automotive, all’elettronica, all’informatica fino alle istallazioni; i processi di ristrutturazione troppo spesso garantiscono redditività alle imprese scaricandone il prezzo sui lavoratori. È necessario investire nella transizione industriale che fermi la chiusura di stabilimenti e investa sulle persone che lavorano a partire dai grandi gruppi, le multinazionali fino alle piccole imprese, affinché si assumano la responsabilità della salvaguardia dell’occupazione e del miglioramento delle condizioni di lavoro attraverso l’innovazione. È indispensabile impedire le delocalizzazioni delle attività produttive verso paesi a più basso costo del lavoro e impatto ambientale, con politiche che garantiscano e tutelino il lavoro in Italia investendo nella ricerca e sviluppo e nella formazione continua, nelle infrastrutture, nella riduzione dei costi energetici e della burocrazia. È necessario avviare un confronto urgente per rivedere gli ammortizzatori sociali: i metalmeccanici lo avevano già chiesto con il presidio del 24 settembre 2018. La sola reintroduzione della Cigs per cessazione non basta per i lavoratori in caso di procedure concorsuali e per le aree di crisi complessa. Occorre porre fine alla lunga catena di infortuni sul lavoro. La vita non può essere a rischio quando si è al lavoro. Prevenzione e controlli e contrattazione per migliorare la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro. Gli investimenti in impianti, macchinari e sistemi di monitoraggio più moderni e sicuri insieme alla formazione per tutti coloro che entrano nelle fabbriche metalmeccaniche per non rischiare la vita o l’insorgere di malattie professionali».

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