Mercoledì scorso, su iniziativa della Caritas diocesana, a Castelguidone – comune della provincia di Chieti che fa parte della Diocesi di Trivento – è stata celebrata la “Giornata della legalità, dell’impegno e della responsabilità”.
L’iniziativa, che ha avuto come ospite il magistrato Caterina Chinnici, figlia del giudice Rocco Chinnici assassinato dalla mafia nel 1983, è stata organizzata dalla Scuola di formazione all’impegno sociale e politico “Paolo Borsellino”.
«Come ogni anno – spiegano Roberta Iacovantuono e Elisabetta Brunetti dell’associazione Giuseppe Tedeschi che ha partecipato all’evento – la manifestazione è stata divisa in due seminari di approfondimento, il primo tenutosi in mattinata con una lectio-magistralis del biblista don Michele Tartaglia, parroco della cattedrale di Campobasso, e il secondo, nel pomeriggio, con la presenza del magistrato Caterina Chinnici, parlamentare europeo, e figlia del giudice Rocco Chinnici, che avviò la costituzione del pool antimafia a Palermo agli inizi degli anni Ottanta, chiamando a farne parte tra gli altri Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. Com’è noto, Rocco Chinnici venne assassinato dalla mafia brutalmente il 29 luglio del 1983, chiudendo una catena di sangue che aveva visti eliminare il 30 aprile del 1982 il segretario regionale del Pci in Sicilia Pio La Torre e poi il 3 settembre dello stesso anno il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. È indiscutibile che Rocco Chinnici intuì la necessità di tenere insieme le attività di inchiesta antimafia e si impegnò a dar vita ad un pool specializzato coinvolgendo più competenze e operando in stretto raccordo tra investigazioni in campo finanziario, dei traffici internazionali, degli appalti e del rapporto con le coperture istituzionali. L’evento di ieri a Castelguidone, meritoriamente promosso con una tenacia esemplare dai volontari della Caritas triventina e della fondazione “Paolo Borsellino” ha visto Caterina Chinnici soffermarsi sul libro in cui ha raccolto le memorie su ricordi di vita privata intrecciati all’attività giudiziaria di suo padre Rocco, con un’attenta analisi su ciò che è accaduto nei 36 anni successivi nelle attività di contrasto alla mafia ai vari livelli locali, regionali, nazionali e europeo dove ha segnalato l’introduzione di norme comunitarie che cominciano a recepire la legislazione italiana notoriamente più avanzata su queste tematiche. Molti gli interventi dal responsabile della Caritas di Pescara don Marco Pagniello, al tenente colonnello dei Carabinieri Vittorio Bartemucci; a tanti cittadini che hanno voluto porre quesiti o fare considerazioni su questi argomenti dalla più giovane, una ragazza della scuola media di Roma originaria di Campobasso a persone impegnate in ambiti professionali, ecclesiastico, amministrativo e culturale. Ciò che colpisce, anno dopo anno, è la straordinaria e attentissima partecipazione di tantissime persone provenienti in gran parte dai pochi comuni abruzzesi della Diocesi di Trivento, che si arrampicano fino a Castelguidone a fine agosto per non lasciare solo don Alberto Conti, Tarcisio Tarquini, Umberto Berardo e gli altri promotori di uno degli eventi di maggiore spessore culturale organizzati da volontari del Molise. Sorprende la persistenza di un’atavica assenza di figure, cittadini ed esponenti molisani, fatta eccezione per la folta delegazione della Caritas di Campobasso, sempre presente, e di alcune persone più sensibili di Trivento o, come nel caso di ieri (mercoledì, ndr), di Bagnoli del Trigno. In un Molise già semi-scomparso e non più rintracciabile nemmeno dai radar, la fragilità del territorio si misura anche dal persistere di un auto-isolamento poco saggio che non lascia spazio nemmeno a manifestazioni coraggiose promosse nella parte più interna e marginale della regione da un nucleo di persone coraggiose che nonostante tutto non desistono e proseguono nel loro cammino di impegno sociale e responsabilità».

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