Nuova luce splende su San Vincenzo al Volturno, antica abbazia benedettina che rappresenta uno straordinario tesoro storico-artistico: gioiello dell’architettura e dell’arte altomedievale, testimonia la ricchezza dei territori cosiddetti “di confine”.
Si è conclusa la campagna di scavo del 2019, condotta dall’Università Suor Orsola Benincasa, con il sostegno del Museo archeologico nazionale di Napoli ed in collaborazione con la Soprintendenza Abap ed il Polo museale del Molise.
L’indagine effettuata, realizzata anche con tecnologie avanzate, ha permesso di accertare l’estensione verso Sud del complesso archeologico: non soltanto un monastero, ma un vero e proprio quartiere produttivo, dove erano conservati forni per vetri, laterizi e metalli, andava ben oltre il perimetro del chiostro centrale. In particolare, si è capito che, nel corso della ricostruzione avvenuta tra la fine del X secolo e la prima metà del successivo, davanti ed ai piedi alla Basilica Maggiore, fu costruito un quadriportico, con funzioni di diaframma fra l’esterno e l’interno dello spazio monastico (forse si tratta di quello che il Chronicon Vulturnense chiama “chiostro esterno”).
Il sito archeologico conferma così la sua importanza come luogo unico in Europa per la conoscenza del patrimonio storico-artistico altomedioevale.
«Da oltre un ventennio, diverse generazioni di studenti dell’Università Suor Orsola Benincasa si sono formate professionalmente e scientificamente su questo cantiere, in alcuni casi raggiungendo poi esiti assai lusinghieri nelle loro successive carriere. Questo è accaduto perché San Vincenzo è una palestra di qualità impareggiabile per comprendere come inquadrare ed affrontare le indagini di un sito archeologico complesso, che arricchisce il quadro di approfondimento sulla civiltà dell’Alto Medioevo», ha commentato il prof Federico Marazzi, responsabile scientifico del progetto di scavo nell’area archeologica e docente di “Archeologia medioevale e cristiana” al Suor Orsola Benincasa.
«La rinnovata collaborazione con un’istituzione prestigiosa come il Mann e con l’Università Suor Orsola Benincasa è un segnale concreto circa la possibilità di fare rete sul territorio fra istituzioni diverse, per creare un sistema di reciproco supporto per la conoscenza e lo studio del patrimonio. L’esperienza e i notevoli risultati delle comuni attività di ricerca degli anni appena trascorsi consentono di sottolineare l’efficacia di questa collaborazione che, quindi, non risulta solo formale», ha concluso Leandro Ventura, direttore del Polo museale del Molise e segretario regionale ad interim per il Molise.

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