Tante coltellate. Decine. Sul numero preciso vige il segreto istruttorio. Ma la prima autopsia avrebbe dato un responso agghiacciante. Il corpo di Emidio Del Vecchio dilaniato dai fendenti sferrati con quello che il procuratore, Francesco Prete, definisce “un lungo coltello” nel breve comunicato in cui nelle ore successive all’efferato delitto, ha confermato ufficialmente il fermo di polizia giudiziaria cui è sottoposto Marco Del Vecchio, 37 anni, figlio di Emidio e di sua moglie Adele Tumini, 75 anni, anche lei barbaramente assassinata nella casa in cui i due vivevano in via Anghella, la stradina che collega via Santa Lucia con la provinciale Istonia attraversando il vallone denominato Fosso Anghella. Ieri è stata la seconda, lunghissima giornata di indagini. In mattinata, prima delle 11, la figlia della coppia, Nicoletta Del Vecchio, è arrivata nel palazzo di giustizia di via Bachelet. Accompagnata dall’avvocato Gianni Menna, la donna è salita al primo piano, dove è stata sentita dal magistrato che coordina le indagini, il sostituto procuratore Enrica Medori. Un colloquio a due in cui la donna avrebbe ricostruito i suoi spostamenti in quelle convulse ore in cui si è messa insieme a suo marito alla ricerca dei suoi genitori, che non rispondevano al telefono. Ad aprire il portocino della casa di via Anghella sarebbe stato proprio Marco. Alla sorella avrebbe detto che i genitori erano usciti per andare nella chiesa di San Paolo ad assistere alle celebrazioni in onore della reliquia del Beato Giovanni Paolo II, ospitata fino a domenica scorsa nella parrocchia del quartiere più popoloso della città.

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