Straordinaria “prima” molisana per il Requiem Kv626 di Mozart eseguito domenica integralmente a Venafro dalla Schola Cantorum «Lino Cappello». Una folta platea presso la chiesa Ss Martino e Nicola ha ascoltato incantata il concerto della prestigiosa Schola Cantorum, ormai una realtà artistica radicalmente affermata in tutto il territorio regionale.
I 25 coristi magistralmente diretti dal Maestro Angela Cicerone e divinamente accompagnati dal noto organista Marciano Oliva hanno dato chiara e precisa dimostrazione di professionalità, perizia e qualità musicale di livello sopraffino tipici idiomi di realtà operanti in contesti professionistici di livello internazionale. In un clima di assoluto e religioso silenzio ed attento ascolto il coro ha dato vita alla migliore esibizione degli ultimi decenni riportando alla luce in una cornice di straordinaria armonia il celeberrimo Requiem di Mozart, eccelsa opera composta da Mozart nel 1791 tesa a rappresentare con grande maestria il confronto dell’uomo con la sua più grande paura: la Morte corporale. Vengono così a fondere insieme, in un canto soave che si eleva al cielo, l’immagine della morte con l’immagine della potenza salvifica e magnanima di Dio. Il tema di morte, semplice ma ricchissimo, espresso e quasi rubato tra una voce e l’altra, viene subito scacciato da Mozart introducendo l’idea di speranza e di riposo eterno aspettato ed infinito: «Et lux perpetua luceat eis».
Il «luceat eis» rappresenta quindi, rivolto al Signore, un grido di pietà sussurrato e malinconico. Nell’opera si sono alternati, in un crescendo di preziosismi e straordinarie polifonie, momenti di profondo “patos” ed istanti di indicibile speranza: dall’atmosfera quasi rassicurante del «Kyrie» all’impetuoso «Dies Irae», per poi procedere con lo struggente «Lacrymosa» e l’impetuoso «Confutatis», ed ancora con l’esplosivo «Rex Tremendae» ed il leggiadro «Domine Jesu», fino a giungere ad un tema di ristoro ed appagamento d’animo con l’«Hostias». In queste righe musicali si capisce come l’animo di Mozart fosse colpito e turbato dalla paura del giudizio divino con il quale non riusciva a trovare un dialogo che riuscisse a soddisfarlo. A scandire ulteriormente le più profonde armonie dell’animo umano, in un totale abbandono verso l’eterno, sono stati di certo anche i brani più soavi come il «Tuba mirum», il «Recordare» ed il «Benedictus», dove un quartetto di solisti (Francesca De Luca, Chiara Cuzzi, Gerardo D’Agosto e Flavio Pitocco) si è alternato in un divenire di fraseggi e preziosismi canori tali da proiettare i numerosi ascoltatori quasi in un’atmosfera irreale di eccezionale armonia.
Il susseguirsi di emozioni e temi di straordinaria musicalità e polifonia ha contribuito a condurre la mente gradualmente verso il culmine dell’opera, rappresentato dall’Hosanna del Sanctus scritta come una breve fuga di eccezionale valenza ritmica. Si è’giunti così, alla conclusione dell’opera con l’Agnus Dei, scritta in tempo di adagio, che ha riportato la mente sul tema iniziale dell’introito, fino a chiudersi definitivamente sulle parole «lux aeterna» e, nel finale, con la stessa struttura fugata introduttiva sulle parole «cum sanctis tuis», quasi a voler preannunciare l’eternità del Regno dei Cieli.
L’evento ha rappresentato di certo un importante momento storico di eccezionale valore per la cultura musicale regionale. E di sicuro i 25 coristi della Schola Cantorum venafrana anche in questa occasione hanno saputo coinvolgere e stupire l’attenta e numerosa platea, straordinariamente presa ed entusiasta di poter godere di un atmosfera musicale sopraffina, di elevata qualità e professionalità. L’opera verrà ora replicata anche oltre i confini regionali, a dimostrazione dell’eccezionale valore che rappresenta nel panorama musicale internazionale.

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