Santissimo Rosario, riapre tra oggi e domani la Riabilitazione. Con i primi ricoveri già programmati sui 20 posti letto in totale. La notizia “ufficializzata” è giunta ieri mattina negli uffici amministrativi del Distretto, con una determina a firma del direttore della Asrem Antonio Lucchetti.
Per la mattina del 5 maggio (dopodomani) è prevista l’inaugurazione del nuovo Reparto riaperto dopo quasi un anno di chiusura. Si è detto «per lavori interni di ristrutturazione con il rifacimento dei bagni, l’allargamento delle porte con accesso ai disabili». Per l’inaugurazione, in tono più contenuto, viene prevista solo la presenza dei vertici tecnici della Asrem guidati dal direttore generale Gennaro Sosto, senza i politici. Contemporaneamente il reparto di Lungodegenza (ex Medicina) viene trasferito al Veneziale di Isernia, con la chiusura definitiva.
Intanto l’Udi (Unità di degenza infermieristica), inaugurato sotto Natale dello scorso anno, incomincia ad avere tutti e 15 i posti letto occupati. L’Udi in effetti è un luogo in cui si effettuano cure già programmate dai medici di famiglia o dagli specialisti, che riguardano pazienti che devono affrontare cure particolari. Come flebo, medicazioni continue, controlli periodici in un ambiente sanitario più attrezzato e protetto, rispetto a quello di casa. Non è quindi un vero e proprio reparto autonomo, ma dipende anche dai medici di famiglia che, pagati per questo, possono seguire i loro pazienti recandosi in ospedale.
Per la Rsa (Residenza sanitaria assistita) si lavora per aprirla a cavallo di San Nicandro. Almeno con 20 posti letto sui 40 programmati. Poi si continuerà a lavorare per coprire tutti i posti letto entro la fine dell’estate. Gli ambulatori incominciano a funzionare a pieno regime, a partire da cardiologia, otorino, endoscopia e gastroscopia, senologia, ginecologia, dermatologia e psichiatria.
Manca il laboratorio chirurgico, che si sta allestendo – secondo programma dei vertici Asrem – per poter effettuare gli interventi in day hospital (ricovero di un solo giorno). Tra l’altro si sta organizzando la disponibilità dei chirurghi e degli specialisti che servono.
Intanto tutti gli uffici amministrativi sono stati da poco trasferiti dal vecchio ospedale San Pasquale, al nuovo Santissimo Rosario. Occupano soprattutto il piano terra dell’edificio. Entro il 27 maggio è previsto l’ultimo step con il trasferimento dell’Ufficio igiene e prevenzione, sempre nel nuovo Santissimo Rosario. Sarà qui il futuro riferimento per la prevenzione e la vaccinazione obbligatoria dei bambini.
Sono anche in corso lavori di ripitturazione dei reparti e degli ambienti ospedalieri, con una manutenzione straordinaria di ascensori e parti tecniche. A giorni dovrebbero iniziare i lavori per il totale rifacimento della copertura in asfalto e materiale isolante dell’edificio, per evitare infiltrazioni d’acqua in caso di piogge.
Punto dolente il mancato trasferimento del Sert (servizio per le tossicodipendenze). Si sta cercando di ristrutturare un’area adiacente alla farmacia interna, con accessi indipendenti per tutelare la privacy degli assistiti.
Ma la questione più controversa e contestata rimane il mancato pieno funzionamento del Punto di Primo soccorso, che tra l’altro ogni notte chiude dalle ore 20 sino alle 8 del giorno successivo. Molti pazienti si recano di notte in ospedale e trovano tutto spento e chiuso, senza ambulanza del 118, con difficoltà a raggiungere la guardia medica. Che però è un servizio diverso, di continuità assistenziale quando, nei giorni festivi e la notte, sono chiusi gli studi dei medici di famiglia.
«Dobbiamo cercare di assicurare la prima assistenza nell’emergenza sempre, anche per decongestionare il Pronto soccorso di Isernia dai casi meno gravi – dichiara Gianni Vaccone presidente del Comitato “Santissimo Rosario” -. Vogliono chiuderlo anche di giorno, ma noi non siamo per niente d’accordo. Lancio un appello alla nostra classe politica perché faccia capire l’importanza di un punto di primo soccorso in un’area con oltre 30mila residenti».
Gli stessi medici sono d’accordo. Non si può organizzare l’emergenza a Venafro, come in un piccolo paesino, persino con una sola ambulanza del 118. Il Primo soccorso altrove (ad esempio in Calabria e Campania) funziona come un vero Punto di primo intervento in cui i malati vengono “stabilizzati” e poi trasferiti altrove. E dove si eseguono piccoli interventi per tamponare eventuali casi più gravi. Servono anche attrezzature come un defibrillatore, un elettrocardiografo ed ecografo, set per il sostegno vitale e collegamenti telematici.
Lo stesso punto di Primo intervento del Santissimo Rosario – com’è scritto adesso nel Piano Operativo – serve a «stabilizzare il paziente in fase critica tramite C.o. 118, il trasporto presso ospedale più idoneo secondo protocolli definiti ed un primo intervento medico in caso di: patologie diagnosticate ed ingravescenti, malesseri non ben definiti, piccoli atti medico-chirurgici, diagnostica strumentale semplice». Purtroppo però tutto questo non accade. Spesso chi si è rivolto al punto di Primo intervento venafrano è stato invitato a recarsi al Pronto soccorso di Isernia, con mezzo proprio, anche per piccole medicazioni e punti di sutura. Non è però difficile “copiare” altre regioni.
«Oltretutto sta per scadere il piano di rientro e il Santissimo Rosario può essere rilanciato alla grande, ben oltre l’ospedale di comunità. Tanto chi non viene più a Venafro si rivolge agli ospedali di Cassino e Piedimonte Matese, con altre risorse sprecate dalla Regione. Ecco perché serve trovare un accordo “politico”ۚ» – così conclude Vaccone. Red.

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