Alla fine, per quanto possa valere, è prevalso il buonsenso. Il 40enne Aiman e la sua famiglia dovranno sì lasciare l’abitazione ma avranno tempo un mese. Nel frattempo, continueranno a vivere al piano terra della villetta, mentre il piano superiore è stato liberato ed è a disposizione del nuovo proprietario che ha acquistato la casa dell’egiziano all’asta. Quella andata in scena ieri mattina è una storia della disperazione. Di un sogno diventato incubo a causa della crisi economica.
Un immigrato perfettamente integrato nel tessuto sociale venafrano, al punto dal poter pensare di fare il grande passo e di acquistare casa per sè, la moglie e i tre figli, tutti nati in Italia, di cui uno di appena 9 mesi. La storia di Aiman però non ha avuto il lieto fine e dopo decenni nel Belpaese (per 12 anni ha lavorato presso la Manuli, poi fallita) molto probabilmente dovrà tornarsene in Egitto dove, beffa delle beffe, recentemente ha venduto una casa di famiglia proprio per tentare di rientrare in possesso della villetta nella periferia di Venafro, nei pressi del Rava. Tuttavia, il piano, per pochi giorni di ritardo, è fallito. E la sua abitazione è stata acquistata ad un sesto del valore stimato: appena 41mila euro a fronte di 258mila euro. Un affarone, per chi ha vinto l’asta giudiziaria; un dramma per chi a breve dovrà liberarla definitivamente. Per fare posto, secondo indiscrezioni, ad un Centro di accoglienza temporanea: oltre al danno, la beffa, insomma. Un immigrato ormai integrato che dovrà far posto a dei profughi. Ovviamente, tutto secondo legge.
Ieri mattina, dunque, lo sfratto esecutivo. Alla porta della famiglia egiziana ha così bussato il professionista Alessandro Capone, custode del bene ipotecato e acquistato da un altro privato. Con lui anche i Carabinieri, la Polizia municipale e le assistenti sociali. Oltre ai dipendenti della ditta di traslochi incaricata di liberare le stanze da mobili e suppelletili. A difendere Aiman, e per tutta la mattinata al suo fianco, il legale Maurizio Giannattasio.
Il tempo di “avviare la pratica” che subito ci si è però dovuti scontrare con un problema di non poco conto: all’interno dell’abitazione vivono tre bambini. A quel punto ci si è posti il grosso dilemma di come e dove trasferirli serenamente. Quindi, nonostante l’ordine esecutivo del Tribunale di Isernia, dopo oltre due ore di trattative e mediazioni (preziosi in tal senso sono risultati i Carabinieri e le assistenti sociali), si è addivenuti alla soluzione di compromesso: per trenta giorni la famiglia di Aiman potrà continuare ad abitare presso la villetta, ma solo su un piano. Metà casa, infatti, è stata resa subito disponibile al nuovo proprietario entrato in possesso dello stabile grazie ad un’asta giudiziaria.
Il 40enne egiziano, dopo 12 anni in Manuli ed il licenziamento per cessazione di attività, non è mai stato con le mani in mano. Recentemente, stava avviando una attività in proprio per tentare di “resistere”. Eppure ogni tentativo è risultato vano perchè dopo 3 annualità versate sempre per intero e senza ritardi alla banca che aveva concesso il credito – come confidato dal suo legale – Aiman, un uomo letteralmente distrutto, si è dovuto arrendere di fronte ad un mutuo diventato insostenibile (pare 1.000 euro al mese) senza uno stipendio fisso. Asta dopo asta quindi il valore della casa è sceso, fino alla quinta gara in cui il prezzo è diventato di un sesto rispetto a quello iniziale. Quando la famiglia egiziana, vendendo delle proprietà nel Paese di origine, ha raggiunto la cifra e si è recata in Tribunale per “riacquistare” casa ha scoperto che l’immobile era stato già aggiudicato. Troppo tardi, dunque. Nemmeno il tentativo successivo di convincere il nuovo proprietario a mollare l’affare in cambio pure di una cifra superiore è servito. Probabilmente, quella casa finirà per ospitare i “redditizi” migranti. Pertanto, Aiman, sua moglie e i tre bambini piccoli devono lasciarla. Entro un mese, senza più possibilità di proroghe. Giusto il tempo di concedere ai bambini in età scolare di terminare l’anno senza scossoni e ad Aiman di trovare una soluzione alternativa. Una storia insomma tristissima. Che però poteva essere forse evitata.
Procedura di esdebitazione. Infatti, a margine delle operazioni di “sgombero” abbiamo sentito Capone – ieri mattina mero esecutore di ordini del Tribunale – il quale ha messo in guardia coloro i quali sono in difficoltà economiche e si trovano a fronteggiare mutui o altri debiti: «Quando si arriva a questa fase – ha confidato senza mai voler entrare nel merito del caso specifico di Aiman – non si può fare più nulla. Per evitare questo un modo c’è. Ad esempio, solo negli ultimi tempi io e l’avvocato Gianluca Giammatteo abbiamo gestito diverse situazioni simili con una soluzione positiva. Esistono degli strumenti che non tutti conoscono ma che permettono di evitare drammi e di perdere la casa. Tra gli altri cito la procedura di “esdebitazione” introdotta con decreto legge del 2012. In casi di difficoltà si può quindi elaborare un piano che sia sostenibile per il debitore che una volta passato il vaglio del giudice diventa operativo. Questo, ovviamente se la difficoltà è certificata, permette di abbattere le rate, ripagare il debito e salvare la casa. Ma – ha avvisato il commercialista Capone – occorre agire subito, chiaramente prima di arrivare al pignoramento».

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