Due importanti reperti archeologici risalenti addirittura al IV secolo avanti Cristo sono stati restituiti al patrimonio pubblico e saranno a disposizione di tutti presso il Verlasce.
In particolare, le due anfore romane di epoca imperiale furono ritrovate dai Carabinieri della Compagnia di Venafro durante una perquisizione e, dopo un lungo iter burocratico-giudiziario, sono state assegnate alla Soprintendenza. Ieri mattina si è quindi svolta la conferenza di consegna organizzata dall’Arma proprio presso l’Anfiteatro romano in via delle Milizie.
Nel dettaglio, una anfora risale al primo secolo dopo la nascita di Cristo e un’altra al quarto secolo avanti Cristo. Secondo quanto ricostruito dalla direttrice e dalla funzionaria archeologa della Soprintendenza Archeologica, Belle arti e Paesaggio del Molise presenti alla conferenza, rispettivamente Teresa Cinquantaquattro e Maria Diletta Colombo, le anfore servivano per trasportare vino ed olio nonché conserve di pesce.
I reperti, come detto, furono ritrovati a Venafro, dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile (marescialli Luigi Schioppa, Gianluca Falegnami, Antonio Martone e appuntato scelto Giuseppe Nobis), a seguito di una attività investigativa, presso l’abitazione di una coppia del luogo che li deteneva illecitamente. Dopo un periodo in cui i preziosi reperti archeologici sono stati posti sotto sequestro per eseguire tutti gli accertamenti tecnico-scientifici, l’autorità giudiziaria, su proposta degli stessi Carabinieri, ha disposto che venissero confiscati e destinati alla Soprintendenza Archeologica del Molise per l’assegnazione ad idonea struttura museale. Ieri mattina, alla presenza del Maggiore Salvatore Vitiello, comandante del Nucleo Investigativo provinciale di Isernia, del Capitano Mario Giacona, comandante della Compagnia di Venafro, e di altro personale dell’Arma, le due anfore romane, considerate parte del patrimonio culturale dello Stato, sono state ufficialmente consegnate alla Soprintendenza Archeologica, Belle arti e Paesaggio del Molise, per essere poi collocate nell’area museale dell’Anfiteatro romano «Verlasce».
I manufatti a quanto pare sarebbero stati utilizzati in Magna Grecia e Sicilia e di fabbricazione spagnola. Non è stato possibile risalire con certezza al luogo dove le anfore sono state trafugate, ma stando allo stato di conservazione sembrerebbe si trovassero in una zona marina: reperti simili si trovano ad esempio a Ostia. I Carabinieri hanno invitato i cittadini a segnalare la presenza di simili reperti in mano a privati per le indagini del caso.
Ricordiamo che tra i compiti principali dell’Arma vi è proprio quello della tutela del patrimonio culturale e artistico dell’Italia. Uno dei fiori all’occhiello è la banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti che non ha eguali al mondo contando circa sei milioni di opere registrate ed è a disposizione di tutte le forze di polizia del mondo.
Attraverso l’impiego dei reparti territoriali e dei reparti speciali come il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, l’Arma si prefigge di fronteggiare con efficacia di strumenti e interventi mirati il fenomeno della depauperazione del più grande museo al mondo: l’Italia.

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