Acqua stagnante, con alghe che invadono il laghetto. Un problema più volte denunciato dai cittadini, anche con “pepati” post fotografici su Facebook. Ieri mattina i Vigili del fuoco del distaccamento cittadino lanciavano acqua corrente, dal tubo che serve a spegnere gli incendi, per cercare di smuovere le acque del laghetto e liberarle dalle alghe. Ma alla fine sono andate ad accumularsi su un paratoia di scarico, tanto che altri Vigili hanno dovuto usare rastrelli per portarle via. Un problema quindi che non si è risolto. Tutt’altro.
Intanto indiscrezioni riferiscono che l’amministrazione comunale stia cercando di consultare ambienti universitari di Campobasso, per venire a capo della questione.
Le alghe nel laghetto sono diventate un problema estetico e persino sanitario, perché vanno in putrefazione in acque stagnanti e paludose. Primo Piano ha voluto ascoltare il dottor Ferdinando Alterio, noto agronomo ambientalista e autore di una corposa pubblicazione sulla storia dell’olivo venafrano e nel Mediterraneo. Ed il dottor Alterio è stato deciso: «Serve abbassare la nuova paratoia che blocca le acque del laghetto e le rende stagnanti. Si deve fare in modo di abbassarla in modo tale che le acque possano scorrervi e formare una cascata. Così si crea un continuo movimento che evita il brutto fenomeno delle alghe nell’acqua stagnante. Oggi è normale che le alghe che stanno sotto abbiano vita breve e morendo risalgano a galla, in modo da alimentare il fenomeno dell’acqua paludosa. Succede così in tutti gli stagli, dove l’acqua non riesce ad ossigenarsi».
Una soluzione quindi semplice, che non costa nulla ed assolutamente pratica. «Basta osservare più sotto, nella villa comunale, dove questo fenomeno non accade – aggiunge il dottor Alterio -. L’acqua scorrendo di continuo rimane pulita, con una vegetazione rigogliosa e verdeggiante».
Poi il discorso, col dottor Alterio si allarga alla cura degli alberi e del verde. Alla necessità di tutelare i grandi “patriarchi” nell’ambiente venafrano, dove per la verità è prevalsa la foga di tagliarli o decapitarli, con la paura che potessero cadere. «Per rendersi conto di come le piante mitighino il clima – spiega Alterio – basta farsi una passeggiata tra i platani di Torcino, dove la temperatura è di oltre cinque sei gradi più fresca, in questo periodo di afa insopportabile. E naturalmente stessa cosa accade in inverno, dove è più alta. In tutte le città si porta avanti una politica di tutela del verde e degli alberi più “vecchi”. Ci sono piante, come i pioppi, che assorbono l’acqua e traspirano il fresco nell’ambiente, mitigandolo. Servono gli alberi con grandi foglie. Anche nella villa comunale c’è necessità di avere grosse piante, per evitare l’afa d’estate ed il freddo d’inverno».
La competenza del dottor Alterio è fuori discussione, perché considera le piante come fondamentali per la stessa sopravvivenza dell’uomo, per la sua crescita e “mitigazione” culturale.
Il verde non visto in termini consumistici e modaioli, ma come una necessità per la natura, strettamente legata alla vita animale. E soprattutto all’uomo, visto nel suo continuo rapporto con l’ambiente. Così le alghe nel laghetto diventano il tema di un discorso ben più ampio e complesso, che porta fino al respiro dell’uomo che è lo stesso della natura. A questo punto sarebbe opportuno che il dottor Alterio potesse ricevere dall’qamministrazione comunale l’incarico onorifico di “Custode del verde”. Proprio per poter seguire un percorso di abbellimento della città, attraverso piante autoctone e soprattutto indispensabili a tenere l’aria pulita. Ma anche a prevedere potature mirate e mai “selvagge”, come invece è accaduto troppe volte.
Scriveva il grande ambientalista Barry Commoner «L’uomo è cento percento Cultura, cento percento Natura» (frase che il dottor Alterio cita spesso). RED.

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