“La” notizia è spuntata a fine serata. Il sindaco era stato invitato sul palco soltanto per un saluto e per un bilancio conclusivo dell’Estate Venafrana. Mina Welby, però, ha approfittato dell’occasione ed ha (ri)preso il microfono in mano: «Sindaco, perché non si impegna pubblicamente ad attivare presso il suo Comune il registro per il testamento biologico?». Detto-fatto. Con Antonio Sorbo che addirittura ha promesso di voler procedere in tempi brevi. Anche perché del registro in questione si era parlato già negli anni e nei mesi scorsi a Palazzo Cimorelli. Senza risultati però. Adesso, dopo l’endorsement di Mina Welby, probabilmente la strada sarà in discesa. Su questo, staremo a vedere, anche perché Sorbo ha pure elogiato l’ospite d’eccezione del Festival per via del suo impegno «per i diritti civili e per l’autodeterminazione della persona, che è la cosa più importante in assoluto».
I venafrani, intanto, domenica sera hanno dimostrato di apprezzare le Contaminazioni volute dall’associazione EtCetera ed hanno applaudito convinti le idee della co-presidente dell’associazione Luca Coscioni.
Come detto da Francesco Giampietri in introduzione, la Welby non ha bisogno di presentazioni, tuttavia giova ricordare la sua battaglia prima e dopo la morte del marito Piergiorgio Welby, affetto da distrofia muscolare. Mina ha insegnato in scuole private la lingua tedesca, dal 2003 è iscritta a Radicali Italiani. Dopo la morte di Piergiorgio ha proseguito il suo impegno e continua a testimoniare nei dibattiti pubblici l’importanza di temi come l’autodeterminazione della persona, le scelte di vita e fine-vita, nonché la rilevanza di un’assistenza adeguata alla persona malata e la vita indipendente della persona disabile. Domenica sera a Venafro, a dispetto degli 80 anni, ha dimostrato tutta la sua verve parlando per oltre un’ora. L’incontro è stato introdotto da una magistrale interpretazione di Vera Cavallaro della lettera di Piergiorgio Welby all’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in cui chiedeva una «morte opportuna». Il caso ha innescato in Italia – sola nazione insieme all’Irlanda a non avere una legge sull’eutanasia – il dibattito intorno al diritto all’autodeterminazione, al diritto a “rinunciare” alle cure per una morte accompagnata, dolce e non tra atroci sofferenze.
Sul palco di piazza Porta Nuova, Mina Welby – con indosso una tshirt con l’eloquente scritta «Testamento biologico ora» – con Francesco Giampietri hanno lanciato un appello ai senatori molisani affinché si impegnino, insieme a tutto il Senato, a far passare senza resistenze la proposta di legge già approvata alla Camera sulle «Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento» che verrà discussa il prossimo 27 settembre e che è cosa ben diversa dal “suicidio assistito”. Una questione tutt’altro che di nicchia: potrebbe riguardare chiunque, come sa bene pure Palmina Giannini, presidente del comitato Paolo Balestrazzi, salita sul palco per raccontare la propria esperienza e per rilanciare la lotta per la ricerca sulle malattie rare.
Dunque, grande attenzione è posta sull’approvazione della legge, ma altrettanta attenzione va riservata ai registri comunali del testamento biologico. Il sindaco Sorbo si è impegnato con Mina Welby e pubblicamente davanti ai cittadini ad istituirlo entro breve per dare la possibilità ai residenti di scegliere non solo della propria vita ma pure della propria morte. La co-presidente dell’associazione Luca Coscioni ieri attraverso il proprio profilo Facebook ha informato che «presto anche il Comune di Venafro darà ai suoi cittadini il Registro per le disposizioni anticipate sui trattamenti, come ha dichiarato il sindaco».

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