«Ho due braccia e voglio poter fare qualcosa, non voglio chiedere l’elemosina davanti ai supermercati, piuttosto mi taglio le braccia… Le nostre condizioni ora sono disumane, non ce la facciamo più». Doumbia, che ha ormai imparato bene l’italiano, parla per tutti. Il gruppo di migranti che ieri mattina ha provato prima a raggiungere la Prefettura e poi si è recato nei pressi della cittadella militare per inscenare un sit in protesta perché – è la lamentela – da due/tre mesi non riceve il pocket money, da ancora più tempo non può usufruire dell’acqua calda, non riceve vestiario a sufficienza, è costretto a mangiare sempre cibo scadente nonché sempre le stesse pietanze, e non sa letteralmente che fare ogni giorno a distanza di un anno che è ospitato a Venafro.
«Non abbiamo un avvocato, qualcuno con cui poterci confrontare e spiegare i nostri problemi. L’accoglienza prevede determinate cose, l’Italia per noi è una seconda casa e stiamo bene qui, ma non è giusto che non si rispettino gli impegni nei nostri confronti. Un anno fa eravamo 60, ora siamo rimasti in 27, perché gli altri sono stati fatti andare via e noi no?», chiedono i giovani africani scappati dalla loro terra per guerra, fame, miseria. Vengono da Costa D’Avorio, Nigeria, Niger, Guinea, Ghana, Gambia, Senegal, Somalia. Qui speravano di trovare un mondo migliore. In parte lo hanno trovato. Ma negli ultimi mesi, le cose sono precipitate, stando a quanto lamentano.
Non riescono più a comprare un panino, a fare ricariche telefoniche, ad acquistare vestiti, altre piccole necessità ecc perché non ricevono più la diaria giornaliera – in media 2,50 euro a persona: «Non abbiamo più soldi. Non riusciamo a mangiare ciò che ci cucinano, ma prima con pocket money compravamo cibo per conto nostro adesso non possiamo più. Abbiamo un solo bagno funzionante per 27 persone. Siamo in condizioni disumane. Siamo costretti a raccogliere cibo e vestiti nei cassonetti», urlano. Quindi, mostrano i cartelli per spiegare meglio la loro protesta: «Siamo essere umani non Euro» oppure «Non siamo solo business!», e ancora «Abbandonare un cane è reato. Abbandonare un essere umano?».
Molti di loro in Africa hanno studiato e in effetti sembrano preparati e consci dei loro diritti. In ogni discorso o lamentela precisano sempre che ringraziano l’Italia che li ha accolti, ma ora «siamo stanchi, non ce la facciamo più a stare in queste condizioni».
A quanto pare la Prefettura sarebbe stata già informata della situazione del Cat di Strada di Bonifica Integlia. Dall’altro lato, il gestore del centro di accoglienza – che non siamo riusciti a contattare – non riceverebbe trasferimenti da mesi. Da qui, o meglio anche da qui il cortocircuito.
Quindi ieri mattina i circa 20 migranti si sono recati in stazione a prendere il treno per andare a parlare tutti insieme con il prefetto. Senza biglietto, però, non sono stati fatti salire a bordo. Inizialmente hanno occupato i binari, ma all’arrivo dei Carabinieri, la cui mediazione è stata decisiva per evitare il surriscaldarsi degli animi, hanno interrotto la protesta e si sono recati in sit in presso la cittadella militare: il treno per Isernia, in ritardo di mezz’ora è così potuto ripartire. I Carabinieri hanno quindi relazionato al prefetto. La speranza è che ora (considerato anche che finora non si sono mai registrati problemi in città), pure al fine di scongiurare problemi di ordine pubblico, i migranti possano essere ricollocati temporaneamente in altri centri in attesa della risoluzione della problematica. Ricevute le “rassicurazioni” dei Carabinieri che per tutta la mattinata hanno provveduto a placare gli animi e dopo aver riferito a Primo Piano Molise le ragioni della protesta con tanto di «scuse al prefetto» per gli accadimenti, il gruppo si è sciolto allontanandosi dal piazzale della cittadella militare.

L’assessora Tommasone: solidarietà, Sprar serve ad evitare situazioni simili

La protesta dei migranti ieri mattina in città non è passata inosservata all’amministrazione comunale. L’assessora Angelamaria Tommasone ha infatti voluto anzitutto esprimere solidarierà agli extracomunitari e quindi, in generale, ha spiegato: «I migranti sono essere umani, non è accettabile che debbano vivere in condizioni non civili. Hanno tutta la mia personale solidarietà e quella dell’amministrazione. Queste persone vanno considerate adeguatamente, accogliendole e integrandole. Noi abbiamo aderito allo Sprar per evitare situazioni spregevoli e per evitare arrivi in numero spropositato. Va detto che i migranti che sono sul nostro territorio devono essere messi in condizione di vivere dignitosamente, da essere umani. Al momento – ha annunciato la Tommasone – lo Sprar è “congelato” perché sono in corso verifiche sugli alloggi. Chiederemo al raggruppamento temporaneo di imprese che si è aggiudicato il progetto di adeguare gli immobili agli standard previsti. Quando tutto si risolverà il progetto potrà partire con la conversione dei centri di accoglienza temporanei in Sprar».

Un Commento

  1. Emanuela scrive:

    Capisco i disagi se ci sono ,ma se vogliono tornare a casa loro, mandiamoceli subito! Non li vogliamo tenere qui contro la loro volontà. Prepariamo un bel C130 destinazione Libia

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.