Giovanni Vaccone e il comitato pro Ss Rosario alzano il tiro. L’ospedale cittadino deve tornare all’antico splendore. Quindi, per prima cosa, la Regione deve riaprire il pronto soccorso. Non più punto di primo intervento (attualmente operativo dalle ore 8 alle ore 20) bensì un vero reparto di emergenza.
Il presidente del comitato si rivolge pertanto direttamente al neo governatore Donato Toma proprio l’indomani di una disavventura capitata ad un suo familiare che – confessa Vaccone – «mi ha fatto rendere conto ancora maggiormente che così le cose non possono più andare». In sostanza, un pronto soccorso effettivo al Ss Rosario sgraverebbe di lavoro e libererebbe medici anche al Veneziale di Isernia, dove la situazione è sempre vicina al collasso.
«Per questioni occorse ad un mio familiare – racconta Giovanni Vaccone – mi sono visto costretto a recarmi al pronto soccorso di Isernia. Ciò che ho visto in prima persona è una situazione ingestibile e insopportabile, che riporta alla mente vicende della prima guerra mondiale e di certo non del 2018… I poveri medici ed infermieri sono in prima linea a fronteggiare emergenze su emergenze in condizioni inaccettabili. Dall’altro lato ci sono poi i cittadini che in questa situazione non possono beneficiare di un servizio civile degno di un Paese come l’Italia».
Dunque, se Carlo Veneziale si era impegnato pubblicamente con il comitato Ss Rosario a completare la riconversione del nosocomio in ospedale di comunità nonché nel valutare la possibilità di rendere operativo h 24 il punto di primo intervento, ora al neo presidente della giunta regionale la richiesta è di «ripristinare il pronto soccorso. D’altronde in campagna elettorale anche da esponenti di partito nazionali giunti a Venafro è stato dichiarato l’intento di riaprire gli ospedali…». Vaccone, evidentemente si riferisce a Matteo Salvini, leader della Lega che in Molise ha eletto due consigliere.
«Venafro è una città di confine, tra le altre cose l’ospedale potrebbe portare una mobilità attiva alla sanità regionale. Ma ciò che più ci preme come comitato è garantire la salute ai cittadini. Non devono accadere tragedie per capire che occorre cambiare rotta. L’augurio è il nuovo governatore Toma possa esaminare questa richiesta e ripristinare il pronto soccorso. Per fare ciò occorrerebbe in più del personale reperibile. Dunque se lo si vuole politicamente, è fattibile».
Ricordiamo che il pronto soccorso deve essere in grado di garantire il primo accertamento
diagnostico-terapeutico di urgenza, stabilizzare le condizioni del paziente critico e, se necessario, garantire il trasporto presso la struttura ospedaliera d’emergenza con livello di cure più adeguato. Secondo Giovanni Vaccone, basterebbero «anche solo un anestesista rianimatore e un cardiologo pure reperibili» per assicurare il reparto alla città di Venafro che con tutto l’hinterland assomma decine di migliaia di utenti potenziali.
Dunque, da punto di primo intervento a pronto soccorso vero e proprio. Tutto il resto, passerebbe in secondo piano. «L’importante è salvare le vite umane, tra l’altro nella nostra zona si registrano spesso incidenti. Ci interessa l’emergenza, dopodiché per il resto se non è possibile avere reparti a Venafro ci si può spostare, ma adesso bisogna invertire la rotta».
Ma quali sono le differenze nella medicina di emergenza, tra primo soccorso e pronto soccorso? Per il primo soccorso – punto di primo intervento – l’intervento può essere assicurato anche da personale non medico purché opportunamente addestrato. Ovviamente, in questo caso non si possono utilizzare farmaci né procedure chirurgiche. In altre parole, il primo soccorso è «l’insieme degli atti che personale non medico può mettere in atto in attesa dell’arrivo di personale più qualificato».
Nel pronto soccorso, invece, l’intervento di emergenza è operato da personale medico che utilizza tutte le tecniche medico-chirurgiche disponibili, compreso l’utilizzo di farmaci.
Il comitato, dunque, cambia marcia e chiede pari dignità con altri ospedali della regione. Staremo a vedere se il nuovo governo regionale avrà intenzione di prendere in mano il dossier Ss Rosario e andare incontro alle richieste del comitato. Chiaramente, la nuova amministrazione ancora deve insediarsi e inoltre si dovrà valutare se una simile scelta potrà assumerla la parte politica (come pare) oppure il commissario ad acta della sanità.

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