Il candidato sindaco della lista «Venafro nel cuore» Nicandro Cotugno spiega le ragioni della sua scelta di correre di nuovo per la poltrona più ambita di Palazzo Cimorelli e attacca frontalmente il suo avversario, Alfredo Ricci, vicesindaco uscente.
Nicandro Cotugno perché di nuovo in campo per la corsa alla poltrona più ambita di Palazzo Cimorelli?
«Tantissima gente mi ha spinto a prendere questa decisione di candidarmi di nuovo a sindaco di Venafro. Ma anche la necessità di risollevare la nostra città che è ridotta veramente male dopo i cinque anni in cui hanno governato Ricci e company. Per questo dico al mio avversario: non sei il nuovo e non sei il cambiamento. È sotto gli occhi di tutti l’abbandono, la sporcizia che regna in ogni strada a Venafro. E poi, in cinque anni l’amministrazione uscente ha rotto i ponti con i cittadini e con le Istituzioni di riferimento, a cominciare dalla regione. E non ha prodotto nulla».
Cotugno, si inaugurano opere come la Palazzina Liberty. Qualcosa hanno fatto gli amministratori uscenti.
«Tutti i finanziamenti portati a termine oggi, sono quelli ottenuti quando io ero sindaco. Questo è un dato certo, basta andare a vedere le carte e non farsi abbindolare dai racconti di Sorbo. Palazzina Liberty, piazza Castello, le scuole di Ceppagna e Venafro, la biblioteca, i marciapiedi di viale della stazione ecc. Ricci e company sono stati capaci di perdere un altro finanziamento ottenuto dalla mia amministrazione, mi riferisco ai 2 milioni e 500mila euro della scuola di via Maiella. Persi per scelleratezza di chi oggi si presenta con il vestito del cambiamento. Ecco dovrò, una volta eletto sindaco, recuperare questo finanziamento per incapacità di chi mi ha preceduto. E poi ho un sogno, quello di ridare ai venafrani il Verlascio. Come ho fatto per la palazzina Liberty, così farò per il Verlascio».
La prima cosa che farà se verrà eletto sindaco?
«Ridare decoro alla città, renderla pulita per rispetto dell’immenso patrimonio di cui dispone. Poi subito riallacciare i rapporti con la gente, con il quotidiano e con le istituzioni, in primis con la Regione Molise. Ricci e company non hanno saputo rapportarsi con la Regione, con conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti».
Cotugno, cosa rimprovera in particolare al vicesindaco uscente, oggi candidato a primo cittadino?
«Più che rimproverare, a Ricci vorrei fare qualche domanda. Ricci e la giunta uscente come tutti sanno è sotto processo per abuso d’ufficio e rischiano di decadere se condannati. Ma vorrei chiedere perché non hanno fatto costituire parte civile nel procedimento a loro carico, il Comune di Venafro visto che quando erano all’opposizione fecero approvare in Consiglio comunale, giustamente, una delibera con la quale si obbligava il Comune a costituirsi parte civile in ogni procedimento penale. Così pure, perché Ricci e company non hanno fatto costituire il Comune parte civile come azione di rivalsa sul progettista per la causa contro la Società Generali Spa sebbene sollecitati dalla minoranza. I cittadini di Venafro sanno perché e questo conta più di ogni altra cosa o fandonia che Ricci e company raccontano».
Cotugno, capitolo ospedale “Santissimo Rosario”. Cosa risponde a chi lo accusa di averlo fatto chiudere.
«Quando ero sindaco, l’ospedale era aperto, funzionavano i reparti, c’era il pronto soccorso, gli ambulatori pienamente funzionanti. E mi fa specie aver visto sotto il palco l’ex presidente Michele Iorio e sul palco Vaccone. Un paradosso. Lo spiegassero ai cittadini. Chi ha governato negli ultimi cinque anni deve spiegare perché non ha evitato la chiusura, perché non ha mai minacciato le dimissioni come chiedevano a me tutti i giorni».
Una battuta finale sulla sua lista.
«È una lista variegata, 9 uomini e 7 donne. Una lista qualificata, competente, oltre la metà alla prima esperienza. Ognuno corre liberamente. Nell’altra lista lo sanno tutti, è tutto scritto. Si sa chi farà il vicesindaco, l’assessore, con tanti di loro con il ruolo di portatori di voti e basta. Ho una squadra vincente, proprio per questo sono certo di poter far risollevare le sorti di una città mortificata da una amministrazione uscente che si è distinta solo per ciò che non ha fatto e per ciò che ha perso».

Marco Fusco

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