Sono state migliaia ieri sui social le reazioni di cittadini indignati per via della notizia, riportata ieri in esclusiva da Primo Piano Molise, della bimba priva di sensi accompagnata al pronto soccorso di Isernia dall’automedica privata della Croce Azzurra perché il Punto di primo intervento era chiuso e l’ambulanza del 118 era fuori per un incidente.
I venafrani, insomma, si sono ribellati (anche se solo virtualmente) allo smantellamento del Ss Rosario. Commenti di fuoco sono piovuto sui politici e sui responsabili delle scelte adottate con il Pos 2015/2018.
A dare “voce” alla comunità ieri è stato ufficialmente Alfredo Ricci. A nome della città il sindaco – appresa la notizia dal nostro quotidiano – ha dunque reagito, stavolta mettendo tutto nero su bianco. Di fatto formalizzando le richieste del Comune. La lettera del primo cittadino ha destinatari ben precisi e va dal governatore Donato Toma a tutti i sindaci dell’hinterland, passando per il commissario ad acta (che è “incredibilmente” ancora Frattura), per i rappresentanti regionali di Venafro e in generale tutti i consiglieri, e ancora l’Asrem, i distretti sanitari, e parlamentari molisani (la forzista Annaelsa Tartaglione, la deputata di Leu Giuseppina Occhionero nonché la nutrita pattuglia di 5 Stelle in maggioranza: i senatori Fabrizio Ortis e Luigi Di Marzio e gli onorevoli Antonio Federico e Rosalba Testamento).
Insomma, nessuno potrà fare finta di nulla. Nella sua lunga nota ufficiale ad oggetto «Ospedale Ss Rosario – chiusura Punto di primo intervento e ulteriori interventi di riorganizzazione» ha rivolto precise istanze alle istituzioni ed ai rappresentanti politici.
La lettera. «La stampa locale di oggi (ieri, ndr) riporta notizie allarmanti circa i primi effetti negativi sulla effettività di tutela del diritto alla salute rispetto alle urgenze che si starebbero verificando a seguito della chiusura del Punto di primo intervento di Venafro disposta nei giorni scorsi», è l’incipit. Dunque, «tali fatti seguono le notizie dei giorni scorsi circa ulteriori tagli previsti ai servizi sanitari erogati a Venafro, presso l’ospedale “Ss Rosario” o presso il locale distretto sanitario. Come ho avuto modo di rappresentare già in più occasioni per le vie brevi nei giorni scorsi, la scelta di chiudere il Punto di primo intervento attivato presso l’ospedale “Ss Rosario” alcuni anni fa nell’ambito della riorganizzazione della rete ospedaliera regionale operata con il Pos 2015/2018 si palesa assolutamente non condivisibile, in quanto non garantisce l’effettività della tutela del diritto alla salute dei cittadini di Venafro (e dell’intero hinterland), soprattutto con riferimento alle urgenze».
Su questo tema, infatti, «a fronte della soppressione di un servizio (il Ppi) in grado di riscontrare immediatamente le situazioni di emergenza, stabilizzando i pazienti prima di condurli al pronto soccorso dell’ospedale “F. Veneziale” di Isernia, sembrerebbe prevedersi un fumoso e non meglio definito “potenziamento” del 118. In particolare, rispetto a tale prospettiva, non si intravedono garanzie circa la capacità di intervento tempestivo, effettivo ed efficace del 118 (neanche a seguito dell’annunciato suo potenziamento); né, tanto meno, si ha contezza della previsione di misure anche organizzative (con eventuale potenziamento di organico), che evitino l’ulteriore congestionamento del pronto soccorso dell’ospedale “F. Veneziale” di Isernia, che già appare oggi fortemente ingolfato a causa del gran numero di accessi». Insomma, «il rischio concreto è quello di determinare una situazione caotica nella gestione delle emergenze, con seri pericoli per il diritto alla salute di tutti i cittadini».
Inoltre, a ciò «deve aggiungersi che si è avuta notizia della soppressione, attuata o annunciata, anche di ulteriori servizi finora erogati presso l’ospedale di Venafro, ovvero la chiusura del laboratorio analisi, convertito in mero punto prelievi, e la “chiusura estiva” degli ambulatori di diabetologia ed ecografia. Quanto a tali ambulatori, grazie all’elevata professionalità del personale medico e paramedico, essi registrano ogni anno l’erogazione di migliaia di prestazioni; addirittura, per l’ambulatorio di diabetologia la locale associazione diabetici riferisce di circa 10.000 accessi all’anno. Allo stesso modo, il personale addetto al laboratorio analisi ha da sempre garantito tempestività e qualità nel livello delle prestazioni, per cui non si comprende la scelta di smantellarlo, che danneggerebbe una consolidata struttura pubblica di eccellenza (il che appare illogico anche sul piano del contenimento dei costi)».
Quindi, Ricci ha voluto sottolineare come «mentre ci si affretta a disporre la soppressione di alcuni principali servizi sanitari finora erogati presso la struttura dell’ospedale “Ss Rosario”, non si ha notizia dell’attuazione delle ulteriori misure pure previste dal Pos 2015/2018 per Venafro, quali l’attivazione della Rsa (e servizi connessi) e il potenziamento del poliambulatorio. Il quadro che risulta appare desolante sul piano della tutela del diritto alla salute dei venafrani, e sta destando un serio allarme presso i cittadini, che, anche a causa della frammentarietà, ufficiosità e contraddittorietà delle informazioni disponibili, sono attraversati da sentimenti di sfiducia verso le Istituzioni. Tali perplessità sono tutte condivise da chi scrive e dall’intera amministrazione comunale per cui ribadisco l’assoluta contrarietà rispetto alle misure annunciate. Ancora una volta ci si trova a dovere fronteggiare l’ennesimo pericolo per l’effettività della tutela del diritto alla salute, che vede per i cittadini di Venafro il rischio di essere trattati come cittadini di serie B. Tutto questo accade in una fase di “interregno”, in cui, a seguito delle elezioni regionali dello scorso aprile, ancora non viene disposta dal Consiglio dei ministri la sostituzione del commissario ad acta. Il che rende anche difficoltoso potere adottare provvedimenti che dovessero rendersi necessari per fare fronte alle storture applicative dei precedenti atti del commissario ad acta».
Ricci ha comunque reso noto che il presidente Toma ha manifestato «massima attenzione e disponibilità al dialogo per la ricerca di adeguate soluzioni». In ogni caso, «ribadisco l’assoluta necessità di sospendere tutte le misure di recente disposte prevedenti la soppressione di servizi sanitari erogati presso il “Ss Rosario”».
In particolare, «chiedo che venga immediatamente ripristinata la funzionalità piena del laboratorio analisi e del Punto di primo intervento, nonché che sia definitivamente revocata ogni disposizione inerente la chiusura degli ambulatori di diabetologia e di ecografia. Nel contempo, formulo all’intera delegazione parlamentare molisana la richiesta di farsi portavoce delle presenti problematiche presso il Parlamento e il governo nazionale, e, in particolare, di presentare in Parlamento una proposta di legge prevedente l’abrogazione dell’art. 34 bis del decreto legge n. 50/2017, convertito in legge n. 96/2017, con cui si è approvato il Pos 2015/2018 che in questo modo potrà essere degradato ad atto amministrativo, con tutte le consequenzialità su un piano di possibilità di intervento sia in sede amministrativa sia in sede giurisdizionale, a migliore tutela e salvaguardia del diritto alla salute dei cittadini, nonché di attivarsi per la modifica del cosìddetto decreto e regolamento Balduzzi».
L’istanza ora è formale e ufficiale, staremo a vedere chi e come vorrà raccoglierla.

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