Sarebbe dovuta diventare un bar-edicola, invece la chiesa di San Donato non è stata “riconvertita” e oggi è all’abbandono. La denuncia arriva dall’architetto Franco Valente. L’ex conservatore dei beni culturali venafrani mostra dunque come «è ridotta l’antica chiesa di San Donato a Venafro. Fra poco se ne cadrà sotto gli occhi dei venafrani indifferenti e delle migliaia di automobilisti che vi passano davanti entrando a Venafro».
La chiesetta affaccia su via Campania e nell’ultimo periodo, a dire il vero, ha beneficiato di interventi di manutenzione: non l’avessero mai fatto, però! Per Valente ormai è il «simbolo del degrado e della sciatteria». L’ultimo intervento a sua protezione consiste infatti in «una rete applicata con tasselli metallici all’esterno. Come una gabbia per le galline. Per evitare che entrino i piccioni. Io mi chiedo: se stessimo a Firenze o a Venezia, sarebbe possibile una cosa del genere?».
Domanda più che legittima quella dell’architetto venafrano. La chiesa di San Donato non è molto conosciuta, soprattutto dalle nuove generazioni. Addirittura chi transita lungo via Campania manco si rende conto di passare davanti ad un luogo sacro.
Eppure, basta fare una piccola ricerca per accorgersi che della antica chiesetta si occupò persino la stampa nazionale. Un articolo de La Repubblica del 5 novembre 1988 ricordava come: «Non sarà trasformata in bar-edicola la chiesetta di San Donato, a Venafro, per la quale anche gli esponenti comunisti locali si sono mossi, ieri, chiedendo un intervento del vescovo. E ieri è stato lo stesso vescovo di Isernia monsignor Ettore Di Filippo, attraverso il suo vicario generale, a rendere noto ufficialmente che il contratto stipulato tra il parroco della chiesetta di San Donato ed il privato che la avrebbe probabilmente trasformata in bar-edicola, non è valido, in quanto il parroco non era la persona competente a regolarizzare il contratto di locazione. Il vescovo ha inoltre annunciato che San Donato verrà restaurata con i contributi dei fedeli».
Inoltre, ricordava La Repubblica, «negli anni scorsi la chiesetta era meta di preghiere da parte degli emigranti che vi passavano per recarsi a Napoli. Due giorni fa il segretario della sezione comunista ed il capogruppo consiliare di Venafro si erano rivolti al vescovo giudicando un atto offensivo della morale cattolica, la possibilità che la chiesa venisse trasformata in bar-edicola con la probabile diffusione di riviste pornografiche. Non appena informato il vescovo aveva provveduto a fare affiggere sulle porte delle parrocchie e sui muri di Venafro un manifesto con il quale solennemente si impegnava a difendere oltre che la morale cattolica anche l’antica cappella di San Donato. “Noi quella chiesa vogliamo restaurarla, mettendo su mattone dietro mattone”».

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