Pubblica utilità: tutto fermo in Regione. Il progetto del Comune di Venafro, che prevedeva una cinquantina di posti di lavoro, rimane fermo sui tavoli a Campobasso, mentre a Palazzo Cimorelli tutti i giorni si recano i potenziali beneficiari di questa azione di contrasto alla povertà. L’assessore alle Politiche sociali Angelamaria Tommasone non sa proprio come fare. Eppure l’avviso uscito l’estate scorsa, davano ai comuni alle prese con vincoli di bilancio sempre più stringenti di assicurare la manutenzione del patrimonio urbano. Si sa, non ci sono risorse sufficienti ad assumere personale, si impoverisce sempre più l’offerta di servizi della Pubblica Amministrazione e, allo stesso tempo aumenta il numero di disoccupati che ormai non hanno più nemmeno gli ammortizzatori. E quando c’è la risposta adeguata, ecco che la burocrazia prende il sopravvento.
«Non ho più niente- ci racconta un padre di famiglia che ha perso il lavoro e ora gli scade anche l’indennità di disoccupazione-. Come faccio ad arrivare a fine mese senza un’entrata certa e con a carico moglie e figli?». Per questo dal Comune di Venafro fanno appello ai propri rappresentanti in seno alla giunta regionale e al consiglio regionale perché partano i progetti di pubblica utilità che potrebbero dare una boccata d’ossigeno a enti e disoccupati.
L’avviso approvato lo scorso 30 luglio dalla giunta regionale prevedeva una dotazione di 1 milione e 750mila euro: servono a finanziare attività di sei mesi (prorogabili solo per altri sei) che reimpieghino, ad esempio, gli ex operai dello Zuccherificio e i tanti altri che in Molise sono nelle loro condizioni. La giunta Toma aveva puntato su questa misura per concretizzare un cambio di passo: dal sostegno al reddito di chi ha perso il lavoro al reinserimento occupazionale – seppure temporaneo – naturalmente retribuito. Il Comune di Venafro, con l’assessore Angelamaria Tommasone aveva subito riposto al bando per chiedere il finanziamento di interventi straordinari e temporanei che riguardano la valorizzazione del patrimonio ambientale (tutela idrogeologica, bonifica delle aree industriali dismesse, bonifica amianto), di quello pubblico urbano, extraurbano e rurale, dei beni culturali, l’allestimento di mostre di prodotti e oggetti del territorio ma pure il recupero di beni archivistici e attività di tipo sociale a carattere temporaneo. Nei centri fino a 5mila abitanti, è pari a 15; sale a 50 per i comuni da 5mila a 30mila abitanti; poi a 70 per le città da 30mila a 50mila abitanti; nei centri più grandi, da 50mila a 100mila abitanti, è pari a 100.
Per Venafro il progetto approvato prevede, come detto, l’impiego di circa 50 unità lavorative. Un progetto curato nei minimi particolari che, però, rischia di rimanere sulla carta. E, questa volta, le responsabilità non solo dell’amministrazione comunale. Si spera che dalla regione qualcuno batta un colpo.

Marco Fusco

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