C’è anche Marco Mottola tra i cinque indagati per i quali la Procura di Cassino ha chiesto il rinvio a giudizio per la morte di Serena Mollicone. Il giovane, sul cui capo pende l’accusa di omicidio aggravato, gestisce ormai da anni un negozio a Venafro: adesso rischia seriamente di finire a processo.
Con lui nei guai ci sono, com’è noto, anche il padre e la madre.
La richiesta del procuratore Luciano d’Emmanuele è stata infatti depositata nei confronti dell’ex maresciallo dei Carabinieri di Arce Franco Mottola e della moglie Anna nonché, come detto, del figlio Marco; inoltre, la richiesta di rinvio a giudizio è giunta pure per il maresciallo Vincenzo Quatrale (per concorso in omicidio e per il quale si ipotizza anche l’istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi); per l’appuntato Francesco Suprano, anch’egli militare dell’Arma: per quest’ultimo l’accusa è di favoreggiamento.
Secondo la ricostruzione della Procura di Cassino quel primo giugno 2001 Serena, all’epoca dei fatti 18enne, fu vittima di un alterco, sfociato poi in omicidio, che sarebbe avvenuto in uno degli alloggi in disuso presso la caserma dei Carabinieri del paese in provincia di Frosinone. Successivamente il cadavere sarebbe stato spostato nel boschetto dell’Anitrella dove poi è stato trovato. L’ipotesi è che la ragazza venne spinta durante la lite sbattendo la testa: «Riscontrata la perfetta compatibilità tra le lesioni riportate dalla vittima e e la rottura di una porta collocata in caserma». Il suo povero corpo fu poi trovato con mani e piedi legati dal nastro adesivo e con una busta di plastica in testa.
Dopo 18 anni gli inquirenti sono convinti di essere giunti ad una svolta: oltre alla riesumazione del cadavere e a nuove analisi con tecniche moderne, la Procura ha ascoltato 118 testi e svolto rogatorie in Francia, Polonia e Vaticano.

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