Che senso ha programmare una inaugurazione sotto il sole cocente del 29 luglio per poi non dare mai avvio al servizio? È a questa domanda che tanti operatori sanitari del Ss Rosario cercano una risposta. Che al momento non c’è. Stiamo parlando della Residenza Sanitaria Assistenziale (Rsa) per anziani inaugurata e mai aperta.
Taglio del nastro in grande stile, alla presenza delle massime autorità regionali e locali, sanitarie e militari: ma dopo due mesi e mezzo della Rsa non c’è neanche l’ombra. Il reparto non è stato operativo nemmeno per un minuto, senza che a qualcuno sia mai venuto in mente di spiegare il perché. Non tutto era a posto, dal punto di vista strutturale o burocratico? E allora, perché programmare il taglio del nastro? Una questione davvero inspiegabile. Come soprattutto è inspiegabile come mai il reparto non sia ancora attivo nonostante facesse parte di quel progetto di “ospedale minimo” chiesto a gran voce dal comitato Ss Rosario per bocca del presidente Gianni Vaccone. Più volte si è battuto per cercare di avere almeno quanto previsto dal Piano sanitario ‘lacrime e sangue’ che ha portato – stando così le cose – alla chiusura più che alla riconversione del presidio.
La Rsa dovrebbe – il condizionale è d’obbligo – essere una struttura dedicata, per un periodo di tempo limitato, alla gestione di persone con assenza di patologie acute per le quali altrimenti sarebbe necessario il ricovero in presidi ospedalieri, ma anche al momento difficili da assistere a domicilio, in quanto richiedenti trattamenti continui necessari per la stabilizzazione del quadro clinico.
Nella Residenza Sanitaria Assistenziale oltre alle spese economiche giornaliere già garantite per tutti dal Servizio Sanitario Nazionale, a seconda dei casi, può essere previsto il pagamento di una quota economica che rimane a carico del paziente.
Il primo obiettivo è quello di garantire al paziente un supporto clinico, riabilitativo e socio assistenziale finalizzato al massimo recupero e stabilizzazione della sua autonomia.
Le Rsa, insomma, sono in definitiva volte a coniugare le esigenze di assistenza sanitaria con le esigenze di assistenza tutelare ed alberghiera. Tutto questo, però, che a Venafro sarebbe dovuto essere realtà da fine luglio, ancora oggi è un miraggio. Ed allo stato attuale un mistero. Eppure per Vaccone e Ricci era «solo l’inizio», «un punto di passaggio e non di arrivo». Primo Piano Molise all’atto dell’inaugurazione aveva in realtà già notato e riportato alcune incongruenze, come ad esempio l’assenza di indicazioni, di arredamento completo, e la presenza di molte lacune. Addirittura, al taglio del nastro c’era la consapevolezza che mancavano i provvedimenti per renderlo operativo. Atti che poi risulta siano stati firmati. Ma che evidentemente non sono bastati se è vero, come è vero, che il reparto è ancora chiuso nonostante l’inaugurazione…

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