Non hanno utilizzato mezzi termini i mass media: «È strage», così hanno commentato il rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente in merito all’inquinamento dell’aria.
Ulteriore allarme, quindi, per la Piana di Venafro che rappresenta una emergenza in tal senso nel Molise, come riconosciuto dalle istituzioni, dal Comune alla Regione, fino al Ministero della Salute.
Nel 2016 – riferisce il rapporto – quasi 500.000 morti premature in Europa. «E l’Italia è uno dei Paesi dove si muore di più».
Nel mirino poveri sottili, biossido di azoto e ozono. Nel Belpaese 58.600 morti per polveri sottili, 14.600 per biossido di azoto e 3.000 a causa dell’ozono. “Poco incoraggianti” anche i dati riguardanti gli anni di vita persi che «sono oltre il doppio rispetto alla media Ue».
Il quotidiano sanità dà conto nel dettaglio dei dati emersi nei 41 Paesi del continente europeo presi in esame: «412.000 decessi prematuri attribuiti all’esposizione a Pm2,5 (polveri sottili), 71.000 a causa del No² (biossido di azoto) e 15.100 per l’O³ (ozono)». Veramente una strage, non c’è che dire…
Gli impatti maggiori, in proporzione alla popolazione, sono registrati nei paesi dell’Europa centrale e orientale dove si hanno anche le concentrazioni più elevate, vale a dire Kosovo, Serbia, Bulgaria, Albania e Macedonia settentrionale.
Per quanto riguarda l’esposizione al biossido di azoto, le peggiori conseguenze si sono registrate in Italia, Germania, Regno Unito, Spagna e Francia.
Per l’ozono, i Paesi con i maggiori impatti sono Italia, Germania, Spagna, Francia e Polonia; mentre i paesi con i più alti tassi di anni di vita persi per 100.000 abitanti sono Grecia, Albania, Monaco, Kosovo, Italia e Montenegro.
Su 100mila abitanti, poi, l’Italia conta 908 anni di vita persi a causa delle polveri sottili, rispetto ad una media di 800 anni per l’Europa a 28 Paesi e di 900 anni prendendo in considerazione l’Europa a 41 Paesi. Anche per quanto riguarda il biossido di azoto, il nostro Paese si attesta a 227 anni di vita persi per 100.000 abitanti. Un numero più che doppio rispetto al dato medio di 100 anni di vita persi registrato sia nell’Europa a 28 Paesi che in quella a 41 Paesi. A causa dell’ozono, si registrano in Italia 48 anni di vita persi rispetto ad una media di 30 anni nell’Europa a 28 Paesi che in quella a 41 Paesi.
Una situazione pertanto seria per la Penisola. E di conseguenza per Venafro, anche se chiaramente lo studio non prende in considerazione singole aree. Tuttavia, è ormai risaputo dell’emergenza nella Piana. Al punto che la stessa Regione ha deciso di finanziare un apposito studio epidemiologico di tipo eziologico nella zona. Del resto, i dati registrati dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale del Molise parlano chiaro. Venafro è un “caso”. Sia in rapporto agli altri comuni della regione che in termini assoluti. Nonostante lo stand by anche per lunghi periodi della disponibilità di dati delle centraline fisse installate su via Colonia Giulia e via Campania, ciò che emerge sono i 20 sforamenti del limite massimo consentito di Pm10 nella postazione “Venafro 2”, quella di via Campania. Ancora dati “grezzi” ci sono invece per il Pm2,5, che è poi quello più pericoloso per la salute umana. Una stima annuale non è stata ancora fornita dall’Arpa, tuttavia i dati parziali di tanto in tanto hanno offerto un quadro non proprio rassicurante. Anche il diossido di azoto non è da meno in quanto a preoccupazione.
Insomma, ciò che è ormai acclarato dalle diverse indagini svolte e che è finalmente accettato dalle comunità è che l’inquinamento è direttamente collegato allo stato di salute delle persone che vivono in territori malsani. Tanto in tal senso potrà dire lo studio epidemiologico affidato al Cnr di Pisa. Per mettere nero su bianco quello che in realtà in tantissimi già sanno.

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